Attualità Italiana

Clima, dall’inverno mite e piovoso all’estate torrida

Un inverno così mite non si riscontrava dal 1800. Anche le piogge, hanno registrato livelli record nella nostra penisola. Ora le temperature si alzeranno costantemente e un'estate torrida è alle porte


È un inverno atipico quello che stiamo vivendo nel nostro Paese. Un inverno da record. In primis per le piogge, che ancora una volta, in maniera spesso devastante hanno colpito zone già martoriate in passato (come la Liguria) segnando livelli di precipitazione record. Ancor più singolare però è il dato che riguarda le temperature. Già, perché il gennaio appena passato, dal 1800 a oggi, è stato il terzo più caldo nella storia del Nord Italia.

Da questi dati è partito uno studio da parte del Cnr nel Nord del mare Adriatico, che fa presupporre, per effetto del riscaldamento e delle dinamiche del mare, l’arrivo nei prossimi mesi di temperature assai più alte del normale

Le precipitazioni – Le piogge abbattutesi sul nostro territorio hanno fatto registrare una anomalia di +86% (rispetto alla media del periodo 1971-2000) a livello nazionale. Si tratta del 19esimo gennaio più piovoso dal 1800 ad oggi. Le anomalie più importanti sono state riscontrate nella parte settentrionale della penisola dove, mediamente, sono caduti oltre due volte e mezzo (+160%) i millimetri che solitamente si osservano a gennaio. È stato il terzo gennaio più piovoso dal 1845.

Le temperature – Lo scorso mese si sono registrate temperature di oltre due gradi superiori alla media del periodo di riferimento 1971-2000, collocandosi al terzo posto tra i mesi di gennaio più caldi dal 1800 ad oggi (dopo il 1804 e il 2007, con anomalie di +2.4 e +2.3 rispettivamente).

L’evoluzione climatica – Dalla campagna oceanografica internazionale “Carpet” (Characterizing Adriatic Region Preconditioing EvenTs), che ha impegnato ricercatori dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ismar-Cnr) di Venezia, si evince, probabilmente, la causa del cambiamento climatico. Il nodo si stringerebbe sul fenomeno delle “acque dense” che, formatesi nel Nord Adriatico in inverno e poi scese verso sud, assumerebbero grande importanza nelle dinamiche di trasporto, influenzando il clima dell’intero bacino. “Si osserva nel Golfo di Venezia un processo fondamentale per il clima dell’area – ha spiegato Sandro Carniel, responsabile scientifico di Carpet – ma anche per la stabilità del clima terrestre. La dinamica delle acque dense è infatti uno dei principali motori della circolazione oceanica globale a lungo termine: per quanto curioso appaia, quindi, la conoscenza di questi processi è fondamentale per decifrare il trasporto di calore e salinità da parte delle correnti oceaniche Mediterranee e quindi cruciale per il clima del pianeta. I dati parlano di una temperatura dell’acqua sul fondo di circa 2°C superiore alla media degli ultimi 30 anni. Questo – sottolinea Carniel – ha rallentato di molto il rinnovamento delle acque, che nel solo gennaio-febbraio 2012, complice un inverno estremamente freddo, aveva invece interessato circa il 60% del volume, stabilendo un record assoluto di densità da quando sono iniziate le misure in Adriatico settentrionale (ovvero circa un secolo). A distanza di soli due anni siamo, per così dire, agli antipodi. È lecito quindi attendersi conseguenze significative sulla circolazione delle acque del bacino (e anche del Mediterraneo Orientale), sul clima della terraferma e un abbassamento dei livelli di ossigeno sul fondo marino già in primavera, a seguito della crescita fitoplanctonica stimolata dai rilevanti apporti fluviali in corso”.

In parole povere, dobbiamo aspettarci un innalzamento costante delle temperature. Tuttavia, nonostante lo studio accurato del Cnr, spesso ci siamo imbattuti in nevicate di fine febbraio/inizio marzo davvero inaspettate. Quindi, non è ancora tempo di salutare l’inverno.



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