Attualità Italiana

Caso Yara, Bossetti dal carcere: non confesso per la mia famiglia

Le ultime sul caso Yara Gambirasio: Bossetti avrebbe detto di non confessare per proteggere la sua famiglia. L'avvocato Salvagni smentisce questa ipotesi


Indiscrezioni arrivano dal carcere di Bergamo, carcere in cui dal 16 giugno 2014 si trova Massimo Giuseppe Bossetti. Indiscrezioni riportate sui quotidiani di oggi, tra i quali anche Il Corriere della sera. Il presunto assassino di Yara Gambirasio avrebbe parlato con i detenuti, o meglio avrebbe risposto a delle loro provocazioni e la frase che avrebbe detto è la seguente: “Non confesso per la mia famiglia”. Secondo quanto riportano le principali testate italiane oggi, Bossetti sarebbe stato provocato da un gruppo di detenuti. Gli avrebbero detto che forse dovrebbe iniziare a collaborare e che se continua in questo suo silenzio, negando tutto, rischia l’ergastolo. Se invece collaborasse raccontando quello che davvero è successo le cose potrebbero cambiare. Bossetti a queste parole avrebbe appunto risposto che non confesserebbe solo per tutelare la sua famiglia. Queste sono indiscrezioni che non vengono ovviamente date per vere dall’avvocato di Bossetti. Il dottor Salvagni infatti avrebbe dichiarato: “Bossetti non confessa semplicemente perchè non è lui l’assassino di Yara.”

In queste settimane la difesa di Bossetti si sta impegnando a dimostrare che in queste indagini ci sono più punti che destano problematiche: dall’arma del delitto usata, secondo i legali del presunto assassino infatti si sarebbe trattato di un coltello da sub ( CLICCA QUI PER I DETTAGLI),  il posto in cui Yara sarebbe stata uccisa. Quest’ultima non sarebbe una novità. Dopo il ritrovamento del corpo di Yara si disse subito che probabilmente la ragazza era stata trasportata visto che non c’erano molte tracce di sangue sul posto e lei aveva diverse ferite.

Nella conferenza stampa tenutasi a Como i legali di Bossetti hanno cercato di spiegare quello che è il loro punto di vista.

“La lama di due millimetri e il tipo di ferite indicano che è importante, non può essere un cutter. Il killer potrebbe essere una persona che sa maneggiare le armi, per esempio qualcuno che pratica arti marziali, e sulla base di una simulazione è più convincente che sia un mancino”. Il luogo dell’omicidio: “La posizione del corpo, troppo ordinato, fa dubitare che sia avvenuto nel campo. Inoltre, in corrispondenza delle ferite i vestiti non risultano tagliati, e il collo della maglietta non è sporco di sangue”.

Per l’accusa invece l’assassino è Bossetti che resta in carcere. Qual è il senso di quella frase pronunciata di fronte agli altri detenuti? Domande alle quali l’uomo dovrà dare una risposta.



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