Economia

Riforma pensioni ultime notizie: aumenti sulle minime, le ultime novità

Riforma pensioni ultime notizie: aumenti sulle minime, le ultime novità con gli aggiornamenti dal 30 agosto 2016

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Torniamo a occuparci di pensioni con le ultime notizie sul tema. Tra poco più di una settimana il Governo riaprirà i tavoli di confronto con i Sindacati per affrontare la questione riforma pensioni. Il 6, 7 e 12 settembre sono previsti tre incontri tecnici e politici tra l’Esecutivo e le parti sociali. Sembrerebbe ormai fatta per l’Ape, l’anticipo pensionistico che permetterebbe ai lavoratori nati nel triennio 1951-1953 di andare in pensione fino a 3 anni e 7 mesi prima rispetto alla data prevista dall’attuale Legge Fornero chiedendo un prestito finanziato dalle banche. La penalizzazione dell’assegno pensionistico dovuta alle rate di ammortamento dovrebbe essere tra lo 0 e il 2.9% l’anno per chi è rimasto senza lavoro o è disabile o ne ha uno a carico. Mentre sarà tra il 4.5% e il 6.9%, per chi sceglie volontariamente di lasciare il lavoro in anticipo. Vediamo le ultime notizie in tema riforma pensioni con gli aggiornamenti al 30 agosto 2016.

Il Governo poi non ha mai fatto mistero di voler intervenire sulle pensioni minime. Fino ad oggi voci molto insistenti volevano un Governo alle prese con due differenti opzioni sulle pensioni minime: l’estensione della quattordicesima (o ampliamento della platea o aumento dell’assegno agli attuali beneficiari) e l’innalzamento della no tax-area, la soglia al di sotto della quale non si pagano le tasse. Ma a gran sorpresa, come riportato su Il Corriere della Sera, il Governo starebbe vagliando l’ipotesi di un aumento degli assegni al minimo, 500 euro. Anche questa proposta però dovrà fare i conti con le risorse dello stato. Infatti la pensione minima, oggi, viene percepita da 3.5 milioni di italiani. Per cui non occorre una calcolatrice per capire che anche un piccolo aumento avrebbe delle ricadute sulle casse dello Stato. L’opzione di Renzi di estendere il bonus da 80 euro a tutti costerebbe poi 3.5 miliardi: un importo considerevole considerando che tutto il pacchetto pensioni non dovrebbe superare i 2 miliardi.
Tuttavia qualora il numero delle persone coinvolte scendesse a 2.3 milioni cosa possibile se venissero esclusi coloro che prendono la minima ma hanno poi altre entrate previdenziali (reversibilità) allora i costi potrebbero essere più contenuti. I 2.3 milioni potrebbero ridursi se si escludessero anche i pensionati che posseggono un certo patrimonio immobiliare o un coniuge con reddito alto, quindi ponendo dei requisiti sull’Isee. In base a questi vincoli la spesa potrebbe scendere fino a 1 milione di euro, cifra molto simile a quella necessaria per intervenire sulle quattordicesime.



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