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160 arresti nel blitz contro la ‘ndrangheta: è l’operazione Aemilia

Grosso colpo alla 'ndrangheta: 160 arresti nella notte dalla Calabria all'Emilia Romagna. Particolare attenzione al clan di Cutro. L'hanno chiamata l'operazione Aemilia


Non solo la Calabria. Che la ‘ndrangheta avesse radici ovunque è cosa nota a tutti. Una maxi operazione ha portato a oltre 160 arresti. Coinvolte nel blitz le forze dell’ordine di diverse regioni italiane: arresti in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Calabria e Sicilia. La magistratura di Bologna ha disposto 117 arresti mentre altri 46 provvedimenti sono stati emessi dalle procure di Catanzaro e Brescia, per un totale di oltre 160 arresti. L’hanno chiamata l’operazione Aemilia. Nel blitz sono stati impiegati migliaia di militari dell’Arma. La maggior parte degli arresti, eseguiti su misura cautelare richiesta dal sostituto procuratore della Dda di Bologna Marco Mescolini e firmata dal gip Alberto Ziroldi, sono stati eseguiti nella provincia di Reggio Emilia, dove e’ presente la cosca Grande Aracri, della ‘ndrangheta di Cutro (Catanzaro). Tra le persone finite in manette figurano diversi imprenditori calabresi, alcuni già noti alle forze dell’ordine, tra cui Nicolino Sarcone, considerato anche da indagini precedenti il reggente della cosca su Reggio Emilia.

PARTICOLARE ATTENZIONE ALLA CALABRIA:I carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Crotone, corodinati dal reparto operativo, hanno eseguito un fermo contro 37 presunti esponenti dei “locali” di ‘ndrangheta di Cutro e Isola Capo Rizzuto emesso dalla Dda di Catanzaro. L’inchiesta crotonese ha permesso di ricostruire due omicidi: quello di Antonio Dragone avvenuto nel maggio 2004 a Cutro e l’omicidio di Gaetano Ciampà, con contestuale tentato omicidio di Giovanni Spadafora, avvenuto a settembre 2004 sulla strada provinciale tra Crotone e Cutro.

Per riciclare il denaro sporco la cosca di Cutro aveva avviato un progetto in Algeria con una polizzza fideiussoria di 5 milioni di euro necessaria per la costruzione di un complesso immobiliare di 1.182 alloggi.

Dalle indagini è emerso che la struttura di ‘ndrangheta capeggiata da Grande Aracri, attualmente detenuto col regime carcerario duro, controllava un’ampia area geografica che si estendeva fino alla provincia di Catanzaro e aveva stretti collegamenti con gruppi operanti nel resto della provincia di Crotone, in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Le accuse sono di associazione mafiosa, omicidi, armi, estorsione, rapine e altro. (fonte Quotidiano della Calabria)

I CAPI DI IMPUTAZIONE- Le persone arrestate sono ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, porto e detenzione illegali di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di capitali di illecita provenienza, emissione di fatture per operazioni inesistenti e altro. Tutti reati commessi con l’aggravante di aver favorito l’attività dell’associazione mafiosa. In Emilia, sottolineano gli investigatori, la ‘ndrangheta ha assunto una nuova veste, colloquiando con gli imprenditori locali. Non solo, gli esponenti del clan si sarebbero avvalsi della collaborazione di ex Carabinieri, come riportato da sito Reppubblica.it e avrebbero anche minacciato dei giornalisti che lavoravano per cercare di capire questi collegamenti. Alcuni dei reati hanno carattere transnazionale, interessano Austria, Germania, San Marino.

In manette consigliere comunale di Fi – Tra gli arrestati c’è anche il consigliere comunale di Reggio Emilia Giuseppe Pagliani (Forza Italia). I carabinieri lo hanno prelevato dalla sua abitazione di Arceto di Scandiano (Reggio Emilia).



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