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Nessun dolore- Una storia di CasaPound, intervista a Domenico Di Tullio

Nell’autunno del 2010 arriva nelle librerie italiane un libro destinato ad avere un grande successo editoriale e a far parlare di sé. Esce infatti Nessun dolore – Una storia di CasaPound libro dell’avvocato Domenico Di Tullio edito per la casa editrice Rizzoli. Il successo arriva sin dai primi giorni: c’è il tutto esaurito e le […]


Nell’autunno del 2010 arriva nelle librerie italiane un libro destinato ad avere un grande successo editoriale e a far parlare di sé. Esce infatti Nessun dolore – Una storia di CasaPound libro dell’avvocato Domenico Di Tullio edito per la casa editrice Rizzoli. Il successo arriva sin dai primi giorni: c’è il tutto esaurito e le librerie sono “costrette” a chiedere altre copie. Il libro a oggi ha venduto circa 15.000 copie ed è già alla quarta ristampa. Abbiamo avuto l’onore ma soprattutto il piacere di incontrare l’autore del romanzo che ha risposto alle nostre domande.

Nell’intervista abbiamo parlato un po’ di tutto: dal grande successo che Nessun Dolore ha avuto al perché questo libro dovrebbe essere letto in quanto tale e non solo come una storia di CasaPound; ma abbiamo anche fatto un viaggio nella nostra Roma, in quello che c’è adesso e in quello che c’è stato e non c’è più. Un tuffo malinconico in un passato non troppo lontano che ci porta poi alla realtà di oggi. Ci risvegliamo con due giovani ragazzi che vivono nella Roma del presente ma soprattutto nella realtà di oggi. Una storia di amicizia che può regalare emozioni a tutti. Un dipinto fedelissimo della capitale, della città che nonostante tutto è forse ancora una delle più belle d’Europa. E togliamo il forse…Abbiamo parlato della genesi del libro, di come si scrive un romanzo e di quanto è stato a volte difficile affrontare determinate situazioni: dalle presentazioni annullate agli scontri di giovani ragazzi. Troppo clamore a volte e poco rilievo in altre circostanze. Qualche volta abbiamo dimenticato che si trattava di un libro: del resto quella tartaruga e quei colori in copertina non facilitavano molto l’impresa! Noi però lo abbiamo letto così: un romanzo in quanto tale, un libro, un’opera letteraria. Se non lo si legge come si fa poi a criticare, sempre che ci sia da criticare? Messi da parte i pregiudizi fino all’ultima pagina abbiamo cercato di capire quale forte legame potesse spingere un ragazzo così giovane a rinunciare alla libertà pur di proteggere un amico. E forse alla fine abbiamo potuto comprenderlo ma forse non fino in fondo perché alcuni meccanismi può capirli solo chi li vive in prima persona; ma noi ci abbiamo provato!

Non perdiamoci però in chiacchiere e leggiamo quello che l’avvocato Di Tullio ci ha raccontato, sicuramente lui saprà spiegare meglio di me tutto quello che c’è da capire!

Abbiamo già detto che il libro Nessun Dolore- Una storia di CasaPound ha avuto un grande successo, nonostante le varie difficoltà e nonostante la mancanza di passaggi televisivi; prima di mettersi all’opera e poi nel momento in cui ha scritto l’ultima pagina avrebbe mai pensato che il suo romanzo avesse avuto tutta questa fortuna?

 

Devo dire sinceramente che il successo riscosso ha sorpreso tutti; in primis la casa editrice, la Rizzoli, che non immaginava un così veloce boom di vendite: il libro è stato acquistato tantissimo, sin dai primi giorni dopo l’uscita, consolidando un grande risultato per me che sono comunque un esordiente nella narrativa all’italiana. Va comunque considerato che fino ad oggi il romanzo non ha mai avuto un passaggio televisivo, anche se sono state molte le importanti recensioni sui quotidiani nazionali. Poiché il lettore italiano medio, che compra un libro l’anno, non frequenta librerie ed è informato delle uscite dai programmi televisivi, possiamo ritenerci soddisfatti del risultato comunque raggiunto.”

 

Un giorno in tv durante il tg 1 si parlava di una presentazione annullata a Parma del suo libro. Cosa si prova nel ricevere una telefonata e sentirsi dire che la presentazione viene annullata perché ci sono state delle minacce? Cosa si priva quando il direttore di una libreria dice di non poter rischiare di mettere in pericolo la gente che lavora con lui?

“In alcuni casi anche solo ricevere una telefonata sarebbe carino! In realtà c’è stato un solo caso di presentazione annullata, ovvero quella organizzata dal Circolo dei Lettori a Torino, mentre quelle di Palermo e Parma sono state solo rinviate e quindi si sono comunque tenute. Anche la scorsa settimana c’è stato qualche piccolo problema a Bari, ma considerando che siamo alla 31esima presentazione è andata anche fin troppo bene!
Partiamo da Torino: li fu clamoroso perché tutto era stato organizzato dal “Circolo dei Lettori”. La Direzione del Circolo ha ritenuto opportuno annullare la presentazione per timori di danni alla prestigiosa sede. Eppure sarebbe potuto essere un bell’incontro considerando che erano stati invitati bravissimi scrittori e grandi firme del giornalismo italiano. Non ho avuto neppure l’onore di essere avvisato, il tutto mi è stato comunicato per mezzo della mia casa editrice. È vero che Torino è una piazza difficile, la sinistra radicale è molto presente e piuttosto violenta, ma non so se questo possa giustificare come siano andate le cose.

A Palermo la presentazione avrebbe dovuto svolgersi a metà febbraio nel Mondadori Multi Center di Via Ruggero Settimo, in pieno centro. In quel caso i dipendenti della libreria e il direttore hanno ricevuto telefonate anonime, minacce, scritte minatorie sotto casa. C’è stata una brutta aggressione notturna in trenta contro quattro giovanissimi militanti di CasaPound Palermo, un attentato incendiario contro la sede palermitana dell’associazione. Capisce che in una terra di mafia tutto questo mette ansia e ricorda espressamente le modalità d’azione della criminalità organizzata. Abbiamo deciso insieme ai ragazzi di CasaPound Palermo di evitare problemi di sicurezza ai dipendenti e a coloro che sarebbero intervenuti e abbiamo cercato una mediazione con Mondadori e le forze dell’ordine, per cercare comunque di non cedere alle intimidazioni in stile mafioso: la presentazione è stata spostata alla fine di marzo e ha avuto un grande successo, diventando un caso politico e letterario, un esempio come una certa cultura mafiosa andasse respinta da chiunque provenga. Una ventina di ragazzotti del centro sociale più vicino sono riusciti a rovesciare qualche fioriera, dimostrandosi più criminalmente organizzati dei totoriina che dicono a prole di disprezzare, ma tant’è.”

L’avvocato ci ricorda come anche in quel caso poi non sono mancati gli scontri: o almeno ci hanno provato a creare qualche problemino ma non è successo nulla. Il tentativo di boicottaggio è fallito e invece ha provocato l’effetto contrario. Anche chi non conosceva il libro mosso dalla curiosità ha quanto meno cercato nel web qualche tipo di informazione. Una presentazione di un libro si è trasformata in tutto questo. Strano ma è così. Di Tullio ci dice che sarebbe stato meglio avere delle critiche perché quelle si che sono costruttive. In fin dei conti tutti possono avere la libertà di dire che un libro non è bello.

Finiamo con Parma.

Devo dire che quella è stata l’unica volta che si è parlato del libro in tv, al tg 1 delle 20:00, una grande occasione se non fosse che nel servizio si è badato bene di non dire neppure titolo e autore del romanzo. Nonostante questo la pubblicità non è mancata e abbiamo ottenuto in quei giorni un livello di vendite pari a quello di un best seller. Anche in quel caso comunque c’erano state minacce anonime al direttore e al personale della libreria che avrebbe dovuto ospitarci.

Apprendiamo poi che anche a Bari c’è stata una situazione spiacevole. Tra gli esponenti politici invitati alla presentazione avrebbe dovuto esserci un rappresentante di sinistra e libertà. Un gruppo di ragazzi su facebook però ha spinto così tanto da creare un movimento di opinione e alla fine non si è presentato. E non solo: la presentazione era stata patrocinata da comune, provincia e regione, ma, improvvisamente, il patrocinio del comune di Bari e della Regione sono stati “ritirati”. Siamo in Italia.

Ci siamo fatti un po’ prendere da queste affascinanti storie ma torniamo adesso al libro vero e proprio. I protagonisti, chi lo ha letto lo sa bene, sono due giovani ragazzi romani, Giorgio e Flavio. Il primo è giglio di quella Roma popolare che abbiamo imparato a vedere in tv nei film di altri tempi ma non solo…Il secondo invece è figlio dell’altra metà del popolo romano quella che vive nelle case con il parquet, quella che manda i figli in vacanza studio all’estero. Quella in cui i genitori hanno progettato un futuro senza neppure chiedere il parere al diretto interessato. Giorgio invece il suo futuro se lo costruisce con le sue mani, lottando per quello in cui crede.

Quanto c’è di quello che lei è o soprattutto avrebbe voluto essere in questi due giovani ragazzi? Giorgio e Flavio rappresentano in qualche modo un suo alter ego?

Delle tre età rappresentate nel libro, come avrete intuito, Giorgio e Flavio rappresentano quella che adesso è la più lontana da me. Ora che ho quarant’anni guardo a loro come il futuro. C’è in loro quello che forse io avrei voluto poter essere a vent’anni, ma erano altri tempi e le convenzioni erano ben diverse da quelle di oggi. Loro hanno la possibilità di scegliere ed è già molto. Hanno delle possibilità che io, militante della destra radicale alla loro età, non avrei mai potuto avere. “Andiamo dove non si può” questa la frase di una delle canzoni degli Zeta Zero Alfa che è poi un po’ il motto di CasaPound e rappresenta lo spirito nuovo che spinge i ragazzi nelle loro azioni. Mi sono divertito a raccontare la loro storia e soprattutto come si vivano la città…Beati loro!”

Perché dovremmo consigliare a un nostro amico o a chi non fa parte di questo ambiente di leggere il suo romanzo? Perché entrando in libreria insomma dovremmo comprarlo.

Ritengo che i libri siano un mezzo per fare esperienza: attraverso la lettura e il meccanismo dell’immedesimazione si possono conoscere realtà lontane o non facilmente raggiungibili, comprendere, condividendo, gli stati d’animo e le passioni. Io, in più, racconto la verità e non scrivo per affascinare, ma solo per raccontare quello che vedo. Voglio trasmettere agli altri qualcosa di reale e verosimile. Consiglierei il mio romanzo per andare al di là di ogni preconcetto e magari anche formarsi una opinione sincera su molte delle cose e delle persone che racconto.”

Chiudiamo la nostra intervista con una mia curiosità personale che riguarda l’editing del libro. Quanto ha influito la figura dell’editor nel processo di scrittura del libro? Glielo chiedo perché a volte ho avuto come l’impressione che per motivi commerciali la scrittura si avvicinasse a quel modello “mocciano” tanto criticato ed elogiato allo stesso tempo. C’è un qualcosa alla Federico Moccia oppure è solo la mia impressione?

Sono contento per questa domanda, che nessuno mi ha mai fatto prima, soprattutto perché apporta finalmente una critica! La casa editrice ha messo a mia disposizione due editor, che mi hanno seguito nella stesura del romanzo. Devo dire che però hanno rispettato molto il mio modo di scrivere e quindi l’ho fatto come preferivo, senza alcun tipo di censura. Certo il lavoro di editing c’è stato, come è giusto che sia su ogni testo, ma l’eventuale colpa me la devo prendere tutta io! Considerando che il progetto era partito come una sorta di Tre metri sopra al fascio posso capire la sua impressione, ma ritengo di aver apportato qualche elemento originale rispetto alla scrittura “mocciosa”, sebbene a Moccia deve essere riconosciuto il merito di essere stato perfetto interprete della giovane Roma nord, protagonista assoluta dei suoi romanzi, popolari senza popolo.”

 

Non possiamo far altro che ringraziare l’avvocato Domenico Di Tullio per la sua infinita disponibilità.

 

Filomena Procopio

 



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