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Omicidio via Poma: condannato Raniero Busco si dispera

  Soddisfazione e delusione, sono contrapposti gli stati d’animo dopo avere ascoltato la sentenza emessa dalla III Corte d’assise di Roma che ha condannato Raniero Busco per l’omicidio di Simonetta Cesaroni. Ventiquattro anni per l’unico imputato riconosciuto colpevole del delitto di via Poma, di quelle trenta orribili e feroci coltellate inferte al corpo di Simonetta […]


 

Soddisfazione e delusione, sono contrapposti gli stati d’animo dopo avere ascoltato la sentenza emessa dalla III Corte d’assise di Roma che ha condannato Raniero Busco per l’omicidio di Simonetta Cesaroni.

Ventiquattro anni per l’unico imputato riconosciuto colpevole del delitto di via Poma, di quelle trenta orribili e feroci coltellate inferte al corpo di Simonetta più di venti anni fa. L’ex fidanzato della giovane vittima fino a qualche ora prima della sentenza era fiducioso, convinto che la propria innocenza avrebbe trionfato, ma la Corte, presieduta da Evelina Canale, non ha più creduto al suo alibi e alle sue parole, adesso sono i fatti, le nuove indagini ad inchiodarlo.

La sorella di Simonetta, Paola Cesaroni, tra le lacrime ha commentato all’Ansa: “Questa sentenza è la conferma della fiducia che non abbiamo mai perso nella giustizia, nelle istituzioni e nell’impegno dei pm in venti anni di lavoro”. Aggiungendo: “Siamo state premiate io e mia madre anche perché abbiamo sempre creduto nel lavoro degli inquirenti, qualunque direzione andasse”.

Una forza e una fiducia che le due donne hanno fatto propria, quella che adesso manca a Busco. Dopo la lettura della sentenza l’uomo ha abbandonato l’aula bunker sorretto da suo fratello, mentre la moglie, Roberta, lo seguiva in lacrime, sconvolta dalla decisione dei giudici.

Qualcuno ha urlato: “No, non è possibile… dopo venti anni non è possibile”, una frase che lascia sgomenti.

Subito dopo Raniero Busco ha parlato di ingiustizia e rivolgendosi al suo difensore ha detto: “Mi chiedo perché devo essere la vittima… dire che sono deluso è poco. Davvero non me l’aspettavo una sentenza del genere”.

Comprensibile, invece, la soddisfazione dei legali che assistono la famiglia Cesaroni, è a loro che l’avvocato Massimo Lauro ha rivolto il proprio pensiero: “Sono soddisfatto per la parte che rappresento. Almeno in teoria sanno adesso chi ha ucciso Simonetta”.

A carico di Busco è stata riconosciuta l’aggravante della crudeltà e sono state ritenute inconfutabili le perizie illustrate durante il processo.

Stefania Longo

AGGIORNAMENTO- Assolto. La Cassazione, confermando la sentenza della Corte d’assise d’appello di aprile 2012, ha stabilito che non è stato l’ex fidanzato Raniero Busco a uccidere Simonetta Cesaroni. Dopo quasi 24 anni cala il sipario sul delitto di via Poma, quando la 21enne impiegata dell’Aiag, bella e solare, fu assassinata con 29 coltellate nell’ufficio in cui stava lavorando da sola. L’omicidio del 7 agosto 1990, avvenuto in una Roma deserta e soffocata dall’afa, è destinato a restare un mistero.



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