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Omicidio via Poma: giustizia per Simonetta Cesaroni

Più di venti anni di attesa dal delitto di via Poma, dal mai dimenticato omicidio che spense la vita della giovanissima Simonetta Cesaroni. Per i familiari della ragazza ancora qualche ora di attesa prima di conoscere la sentenza e prima di sapere se finalmente la verità è arrivata a dar pace a tutti. Oggi, più […]


Più di venti anni di attesa dal delitto di via Poma, dal mai dimenticato omicidio che spense la vita della giovanissima Simonetta Cesaroni. Per i familiari della ragazza ancora qualche ora di attesa prima di conoscere la sentenza e prima di sapere se finalmente la verità è arrivata a dar pace a tutti.

Oggi, più di tutti, è Raniero Busco ad attendere con ansia che la III Corte d’Assise di Roma emetta la sentenza e lo giudichi colpevole o innocente. Dopo lunghe indagini e presunti colpevoli, Busco fu eliminato velocemente dalla rosa dei sospettati per merito di un alibi inattaccabile, ma le nuove tecniche utilizzate nelle indagini hanno rivelato alcune tracce della sua saliva sul corpetto indossato da Simonetta.

L’uomo era il fidanzato della vittima ma un amico ha sempre confermato che al momento del delitto era in sua compagnia. Era il 7 agosto del 1990 e la Cesaroni fu massacrata con 30 coltellate, oggi Busco è accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà.

Intorno al giallo di via Poma la sofferenza non ha risparmiato nessuno, anche gli innocenti che da allora non hanno più avuto una vita normale.

Questa mattina l’ultimo presunto colpevole era in aula, accanto la moglie Roberta. Ai cronisiti ha dichiarato: “Devo pensare positivo altrimenti è finita… so di essere innocente e so di non aver fatto nulla, ho fiducia nella giustizia e per questo devo essere positivo”.

Stefania Longo

AGGIORNAMENTO- Assolto. La Cassazione, confermando la sentenza della Corte d’assise d’appello di aprile 2012, ha stabilito che non è stato l’ex fidanzato Raniero Busco a uccidere Simonetta Cesaroni. Dopo quasi 24 anni cala il sipario sul delitto di via Poma, quando la 21enne impiegata dell’Aiag, bella e solare, fu assassinata con 29 coltellate nell’ufficio in cui stava lavorando da sola. L’omicidio del 7 agosto 1990, avvenuto in una Roma deserta e soffocata dall’afa, è destinato a restare un mistero.



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