Attualità Italiana

Metodo stamina, si alle cure per un altro bimbo dopo Noemi

Dopo l'ok di Noemi anche un altro bimbo, Federico, di tre anni potrà accedere al metodo stamina. I giudici hanno accolto il reclamo dei genitori


Dopo l’ok per Noemi in merito all’accesso del metodo stamina, adesso anche un altro bimbo di tre anni potrà usufruire delle cure necessarie. E’ giunto, infatti, il “si” da parte del tribunale collegiale di Pesaro nei confronti della famiglia di Federico. La famiglia del bimbo, affetto da un morbo molto raro, il morbo di Krabbe, che gli ha quasi paralizzato il corpo, ha messo a punto un reclamo al tribunale affinché anche Federico, come Noemi, possa esser curato con le cellule staminali, metodo sperimentato dal dottor Davide Vannoni agli Spedali di Brescia.L’avvocato della famiglia di Federico, Tiziana Cucco, riferisce la sua felicità per la notizia: “Sono contenta di questa scelta perché il sorriso di Federico non si spegnerà grazie alla determinazione dimostrata in questa fase dai giudici, che hanno capito come debba essere il solo medico a stabilire la durata di una terapia e non certo un magistrato“. Mercoledì, invece, era toccato a Noemi, la bimba di 18 mesi di Guardiagrele. I giudici dell’Aquila le hanno concesso il via libera al metodo stamina. Il ministro della salute Beatrice Lorenzin, in merito alla vicenda lancia un appello a Vannoni: “Io non posso, perché il ministero è vincolato, ma credo che sarebbe opportuno da parte di Stamina rendere loro pubblico il metodo”. Il ministro sostiene, quindi, di aver consultato il loro ufficio il ufficio legale ma ha ottenuto risposta che non è possibile, in quanto vincolati alla segretezza. “Io avrei voluto pubblicare immediatamente tutto”, continua Lorenzin.
Il dottor Vannoni, docente all’università di Udine e specializzato in neuroscienze cognitive, già da un po’ sosteneva di aver scopero un metodo che sulla base delle cellule staminali permetteva ai pazienti affetti dalla malattia un recupero parziale della funzionalità del sistema nervoso.  L’efficacia del metodo, secondo Vannoni, era stata dimostrata durante i primi esperimenti somministrati dal 2001 all’Ospedale di Brescia. Diversi medici e ricercatori, però, hanno smentito la tesi di Vannoni dicendo che non vi è alcuna dimostrazione della sua tesi.



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