Attualità Italiana

Acqua all’arsenico, partono i controlli sui decessi per cancro

Partiti i controlli per constatare la correlazione tra i decessi da cancro e l'ingerimento dell'acqua all'arsenico nelle zone di Roma. Possibile contaminazione anche del latte e dei suoi derivati


Il problema dell’acqua regionale all’arsenico in alcune zone di Roma, fortunatamente, non sta passando inosservato. Il dossier con le vie e gli impianti coinvolti nei Municipi XIV e XV è arrivato finalmente nelle mani del Ministero della Salute e nell’immediato sono partiti i controlli. 

Il ministro Lorenzin, come da protocollo, ha allertato subito gli uffici della Direzione Prevenzione. L’obiettivo è quello di monitorare tutte le fasi di questa vicenda e soprattutto, quello di vigilare sugli organismi coinvolti: dall’Asl, alla Regione, passando per il Campidoglio. Sull’acqua batteriologicamente e chimicamente contaminata al momento, il ministero può verificare che i prelievi di Asl e Arpa siano rapidi e con responsi veloci. Insomma, bisogna fare in modo che si diano più velocemente risposte ai cittadini sul servizio e constatare le certezze sui rischi sanitari concreti. Non è solo l’arsenico a preoccupare. Gli allevatori delle zone interessate, gli stessi che producono latte e derivati pronti a essere messi sul mercato, hanno lanciato l’allarme amianto nelle tubature degli acquedotti Arsial, l’agenzia regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio. Ora, l’Asl Roma E sta cercando di capire eventuali nessi tra l’acqua inquinata e le morti per cancro in questa porzione della Capitale. L’acqua è stata dichiarata vietata per il consumo umano soltanto a partire dal primo marzo. “Gli effetti sulla popolazione si potranno vedere solo con uno studio approfondito” ha affermato Daniele Gamberale, direttore del dipartimento Prevenzione dell’Asl Roma E. “Il primo passo sarà capire quante sono effettivamente le persone che negli anni sono state servite dall’acquedotto regionale e che consumo c’è stato da parte dei residenti. È ovvio che ci siano stati dei morti di cancro in questa zona, dato che è la seconda causa di mortalità nel mondo occidentale. Ora bisogna capire le correlazioni, per questo va fatta tutta una serie di approfondimenti, anche attraverso gli studi di mortalità in possesso del nostro dipartimento di Epidemiologia. È ancora un discorso prematuro – ha spiegato ancora Gamberale -, prima dobbiamo capire se i dati a disposizione e quelli che raccoglieremo renderanno opportuno questo studio”. Oltre ai tumori lo studio potrebbe concentrarsi anche sulle infezioni gastrointestinali dato che nell’acqua dell’acquedotto Arsial, oltre all’arsenico, sono stati ritrovati elementi che hanno comportato una contaminazione batteriologica.

Allarme arsenico – I rischi dell’arsenico sono piuttosto noti. Di fatti, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro valuta questa sostanza come cancerogeno di “classe 1”. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità l’avvelenamento da arsenico è “un disordine cronico derivante da prolungata ingestione di questa sostanza sopra la dose sicura per un periodo superiore ai 6 mesi”. Le malattie più comuni conseguenti l’avvelenamento da arsenico sono lesioni dermatologiche, vari tipi di cancro – della pelle e dei polmoni ma anche della prostata e delle vie urinarie – e infine disordini neurologici e cardiovascolari. “Alcune ricerche – ha spiegato il professor Luigi Naldi, presidente del Centro studi del Gised, il Gruppo italiano studi epidemiologici in Dermatologia – sostengono che questo tipo di esposizione alla lunga possa comportare anche problemi all’apparato riproduttivo. In tutti questi casi deve esserci un assorbimento prolungato nel tempo, quindi nella maggior parte dei casi attraverso l’atto del bere”.

Capitolo latte contaminato – Questa mattina intanto, si è tenuto un summit di veterinari all’Istituto Zoo-profilattico sperimentale di Roma per fare il punto sul latte a rischio arsenico negli allevamenti delle zone coinvolti nel disservizio. Nel frattempo ieri gli esperti della Asl Roma E hanno iniziato a fare una stima delle aziende di allevatori che potrebbero risultare coinvolte dall’emergenza arsenico perché collegate all’acquedotto regionale dell’Arsial. Migliaia di mucche sarebbero interessate dalla contaminazione. Il dipartimento Prevenzione della Asl giovedì scorso ha mandato i propri ispettori a campionare il prodotto dei bovini di Tragliatella e degli altri quartieri che fino alla settimana scorsa si sono serviti dell’acqua distribuita dall’impianto della Regione. Acqua all’arsenico con cui questi animali si sono abbeverati per decenni. Ora i controlli dovranno verificare se anche all’interno del latte possano esserci livelli superiori ai limiti di legge e se questo possa avere avuto conseguenze sui consumatori che hanno ingerito il prodotto imbottigliato o sotto forma di mozzarelle, ricotte e latticini. Nei prossimi giorni sono attesi i risultati degli esami.

 

 

 



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