Attualità Italiana

Salvatore Parolisi, la lettera pubblicata su Panorama

Le ultime notizie sul caso di Melania Rea arrivano dalla penna di Salvatore Parolisi che scrive una lettera a Panorama. Poche parole per esprimere tutto il dolore che sta provando dal giorno in cui è morta sua moglie, il 18 aprile 2011, ma anche da quello in cui è stato arrestato. Lui è innocente e […]


Le ultime notizie sul caso di Melania Rea arrivano dalla penna di Salvatore Parolisi che scrive una lettera a Panorama. Poche parole per esprimere tutto il dolore che sta provando dal giorno in cui è morta sua moglie, il 18 aprile 2011, ma anche da quello in cui è stato arrestato. Lui è innocente e nessuno si preoccupa di trovare gli assassini di sua moglie. E’ questo il pensiero che lo fa star male. E poi il dolore aumenta anche per il fatto di non poter vedere sua figlia. La famiglia Rea non vuole che Vittoria venga portata in carcere: al giudice toccherà decidere se autorizzare la visita, e poi ci sarà anche da prendere in considerazione la richiesta dei genitori di Melania che vogliono adottare la bambina; toglierebbero a Parolisi così la patria podestà. Sono parole forti quelle che Salvatore Parolisi affida alla lettera pubblicata su Panorama; parole i sfiducia nei confronti di chi sta portando avanti le indagini. Ma vediamo cosa scrive Parolisi.

La lettera di Salvatore Parolisi a Panorama

“Nel carcere le giornate si somigliano tutte, hanno tutte lo stesso colore quando c’è pioggia. Sono grigie, quando c’è sole sono ancora più grigie. Il tempo non finisce mai, le ore sono più lunghe delle giornate, i minuti sembrano ore, pesanti come pietre. In carcere si pensa tanto, tantissimo. Penso a mia figlia, solo Dio sa come sto soffrendo ora.” Questo l’incipit della lettera; 

“Anche prima di entrare in carcere soffrivo quando me ne privavo per rincuorare la famiglia Rea e ora sono proprio loro che impediscono a me di vederla senza alcun valido motivo.” Sarebbe una situazione strana e ingiusta secondo Parolisi che vorrebbe riabbracciare sua figlia ma non impone nulla per la tranquillità della bambina.

“Penso alla mia posizione e sento rabbia. Non capisco perché continuano a far passare un’immagine di me che non mi appartiene. Vigliaccamente proiettano atti e video che servono soltanto a infangare la mia persona, utilizzando comparse pronte a parlare in ogni momento e a qualsiasi ora pur di apparire. ” E conclude dicendo che sono sei mesi che gli inquirenti parlano sempre delle stesse cose e però non hanno nessuna prova in mano. Quando si decideranno a trovare il colpevole: è questo quello che si chiede Salvatore Parolisi sulle poche righe di questa lettera.

 

 

 



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