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Rita Dalla Chiesa commenta la possibile scarcerazione di Riina: se avvenisse non crederebbe più nella giustizia

Rita Dalla Chiesa commenta la possibile scarcerazione di Riina: se avvenisse non crederebbe più nella giustizia . Ecco le ultime news


In queste ore si parla moltissimo della possibilità che Totò Riina, numero uno della mafia, possa scontare gli ultimi anni della sua vita fuori dal carcere per avere “una morte più dignitosa”. Molto malato ormai da tempo, il boss siciliano potrebbe lasciare il carcere per trascorrere gli ultimi giorni della sua vita in una struttura diversa, probabilmente agli arresti domiciliari. La notizia ha fatto scalpore e ha destato anche la preoccupazione di moltissime persone coinvolte in modo diretto negli “affari” di Riina. Come per esempio Rita Dalla Chiesa, figlia del generale morto per volontà di Riinia e dei suoi amici mafiosi. La conduttrice ha voluto in queste ore, rilasciare alcune interviste con le quali spiega il suo punto di vista in merito alla questione. Non è la sola a nutrire delle perplessità su quella che potrebbe essere una decisione davvero storica, che lascia molti senza parole. 

“Mio padre mi ha sempre insegnato che devo credere nella giustizia, ma una decisione come questa, per la prima volta in tanti anni, mi porta a non credere più in essa”

sono queste le parole con le quali Rita Dalla Chiesa commenta a Tgcom24 l’indicazione della Cassazione sul futuro di Totò Riina.  e aggiunge:

“Mi sento male a dire ciò poiché vado contro tutto quello che mi ha insegnato mio padre. Ma dov’era la sua dignità quando l’hanno ucciso? Dov’era la dignità di Falcone e Borsellino?Riina è un uomo, se così si può chiamare che non si è mai pentito o chiesto perdono. Mi piacerebbe conoscere i medici che hanno stilato il referto con le sue malattie così da scoprire se è vero o meno”.

E sui social Rita aveva commentato in questo modo la notizia: 

“5 giugno 2017. Festa dell’Arma dei Carabinieri. I Carabinieri che sono sempre stati la vita della mia famiglia. Che indossano gli amari sulla pelle. Che oggi piangevano per la medaglia d’oro data alla vedova di un loro collega ucciso per difenderci. Che hanno la foto di mio padre nei loro uffici, sul comodino, e che hanno chiamato Carlo Alberto i loro figli. Che hanno scelta una vita difficile, dura, piena di rischi e sacrifici, anche economici, per il legame indissolubile che hanno creato con la loro divisa e i loro cittadini. E con quello Stato che hanno giurato di servire, ma che spesso, invece, e’ uno Stato assente. Che non li difende. Stasera e’ una serata difficile. Per me e per le tante famiglie, come la mia, che hanno avuto un colpo al cuore per la sentenza di una cassazione che giudico sconvolgente. E che mette in serio dubbio la mia fiducia nella giustizia. Mio padre, e i tanti che sono caduti per mano mafiosa, massacrati dai proiettili nelle macchine o sui marciapiedi, non hanno avuto dignita’ nella morte. A cielo aperto, sotto gli occhi di tutti. Senza nemmeno un lenzuolo per coprire il loro ultimo dolore. Ma oggi, Festa dell’Arma dei Carabinieri, c’e’ chi chiede dignita’ per chi ha insanguinato l’Italia. Toto’ Riina. Dicono che sia malato, e che voglia tornare a casa. Mio padre e tutti gli altri che ha fatto ammazzare, a casa non ci sono potuti tornare. Perche’ e’ stato il signor Riina a dargli il colpo di grazia, quella maledetta sera del 3 settembre.”



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