Attualità Italiana

Torino, omicidio Stefano Leo ai Murazzi: assassino era libero per un errore giudiziario

L'assassino di Stefano Leo era stato condannato al carcere per maltrattamenti in famiglia ma era libero per un incredibile errore giudiziario

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Emergono delle terribili verità riguardo l’omicidio di Stefano Leo ai Murazzi, a Torino, in quanto il suo assassino era libero per un errore giudiziario. Se tutto fosse andato come previsto, ora il 34enne ucciso con arma da taglio per futili motivi, sarebbe ancora vivo. Said Mechaquat infatti era stato condannato a 18 mesi con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. Invece di essere in carcere però, aveva la possibilità di vagare libero per la città, accoltellando un normale passante per chissà quale motivo. Cosa è successo? Perché l’assassino di Stefano Leo era libero e non in carcere come disposto dalla condanna a suo carico?

SAID MECHAQUAT, L’ASSASSINO DI STEFANO LEO DOVEVA ESSERE IN CARCERE PER MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA MA NON E’ STATO ARRESTATO

E’ incredibile pensare che un ragazzo di 34 anni, Stefano Leo, sia stato ammazzato a sangue freddo e che questo omicidio non ci sarebbe stato se la macchina della giustizia avesse funzionato. Ora gli ispettori del ministero si occuperanno di far luce sulla vicenda per comprendere per quale ragione Said Mechaquat fosse libero e non in carcere a seguito della sua condanna per maltrattamenti in famiglia. Dunque l’omicidio ai Murazzi, a Torino, avvenuto il 23 febbraio 2019, è colpa dello Stato?

La sentenza di condanna per l’assassino di Stefano Leo non è stata mai eseguita ed ora la Corte d’Appello dovrà spiegare la situazione. Intanto la procura generale e la procura ordinaria non si sono espresse sulla mancata detenzione dell’omo. Bisognerà prima rivedere tutte le carte del processo per poter chiarire quanto accaduto. Sta di fatto che non ci sia traccia della sentenza dallo scorso 18 aprile 2018. Addirittura negli uffici del Palazzo di giustizia questa sentenza non sarebbe mai arrivata.

Ciò che però è chiaro e fa molta rabbia oggi, è che il 20 giugno 2016 Said Mechaquat sia stato condannato ad un anno e mezzo di carcere con l’accusa di maltrattamenti aggravati, lesioni e minacce. Aveva compiuto questi reati ai danni della sua ex compagna. Stefano Castellani, pm dell’accusa, aveva chiesto e ottenuto che non ci fosse alcuna sospensione della pena in quanto Mechaquat aveva dei precedenti penali e perché i maltrattamenti coinvolgevano anche il figlio piccolo. Dunque il condannato non poteva chiedere misure alternative alla detenzione né sospensioni della pena.

Cosa è andato storto quindi? L’ordine di carcerazione non è mai stato emesso. Questo dipende dal fatto che la sentenza di condanna irrevocabile sia rimasta ferma, il 18 aprile 2018, in Corte d’Appello senza giungere dunque in procura, presso l’ufficio esecuzioni.



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