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Libia, domani Sarcozy e Cameron a Tripoli

Il presidente francese Nicolas Sarcozy e il premier britannico David Cameron domani saranno in Libia, accompagnati dal filosofo francese Bernard Henri-Levy. Quest’ultimo che ha tenuto molti contatti coni componenti del Consiglio nazionale di transizione ed è anche la persona che ha spinto per l’intervento Nato in Libia per poter estromettere definitivamente Muammar Gheddafi dal potere […]


Il presidente francese Nicolas Sarcozy e il premier britannico David Cameron domani saranno in Libia, accompagnati dal filosofo francese Bernard Henri-Levy. Quest’ultimo che ha tenuto molti contatti coni componenti del Consiglio nazionale di transizione ed è anche la persona che ha spinto per l’intervento Nato in Libia per poter estromettere definitivamente Muammar Gheddafi dal potere politico.

I tre giungeranno a Tripoli per incontrare, pare in un ospedale della capitale, i dirigenti del Cnt, Mustafa Abdel Jalil e Mahmud Jibril.

Da Tripoli, successivamente, i tre si sposteranno per andare a Bengasi, città simbolo della rivolta. Ad annunciare la visita deiu due premier è il quotidiano Le Monde, sul suo sito internet.

Al termine dell’incontro con i segretari del Cnt, ci dovrebbe essere anche una conferenza stampa, mentre a Bengasi, i tre visitatori terranno un discorso nella Piazza della Libertà.

I colloqui e le misure da discutere con i ribelli, saranno soprattutto quelle riguardanti le modifiche della Nato. Dopo che anche la Cina ha riconosciuto il Cnt, i ribelli si preparano a creare un governo “ad interim” per poi passare a delle votazioni libere.

Secondo le Nazioni Unite, che si stanno preparando al post-Gheddafi, ci saranno delle modifiche all’attuale ingaggio delle operazioni messe in atto per la Libia. Intanto è stato annunciato che si ridurrà l’embargo inflitto all’inizio del conflitto, mentre le sanzioni inflitte a banche e società petrolifere di Tripoli saranno ridotte.

Sempre secondo le decisioni della Nato, si manterrà la “no fly zone”, mentre il nuovo governo si impegnerà a proteggere i civili, prevenire le violazioni ai diritti umani, difendere gli stranieri, iniziare un processo che porti ad elezioni libere all’interno dell’intero paese e ad eliminare la proliferazione di armi.

Su questo ultimo punto si attuerà un embargo alle armi solo in parte, perché verrà concesso il mercato di armi per la sicurezza o assistenza al disarmo. Il tutto non andrà contro la risoluzione numero 1970 approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Intanto si continua a combattere a Bani Walid, dove, cittadini scampati al conflitto, raccontano di scontri continui, mentre i ribelli hanno inviato un nuovo ultimatum alla città perché si arrenda deponendo le armi.

Teresa Corrado



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