Economia

Pensioni quota 100, assegno ridotto fino al 22%: quanto si perde

Chi sceglie di uscire dal lavoro con la formula delle pensioni quota 100 percepirà un assegno più basso ma per più tempo. Ecco quali sono le novità

pensioni quota 100


Le pensioni quota 100 sono la novità assoluta introdotta dal Governo M5S-Lega nel panorama pensionistico italiano. Ci si chiede però a quanto ammonterà l’assegno pensionistico. Pare che l’importo potrebbe ridursi fino al 22%. Quanto si perde dunque uscendo dal lavoro anticipatamente con questa formula? Coloro che opteranno per l’uscita dal lavoro con il sistema delle pensioni quota 100, avendo i requisiti richiesti, percepirà un assegno più basso. Andando in pensione con le regole della Legge Fornero, infatti, l’assegno è più alto. Ovviamente però bisogna attendere di più e quindi forse, quella che può sembrare una perdita, in realtà non lo è. Andando in pensione con quota 100 si perde qualcosa sull’assegno ma si percepisce la pensione per più anni.

PENSIONI QUOTA 100 ULTIME NOTIZIE, QUANTO SI RIDUCE L’ASSEGNO ANDANDO IN PENSIONE CON QUESTA FORMULA

L’assegno pensionistico che si percepirà con la quota 100 dipenderà ovviamente dagli anni di contributi versati. Maggiori sono gli anni che separano dalla pensione di vecchiaia, e maggiore sarà la perdita. Dunque si può arrivare a perdere tra il 16 e il 22,3% rispetto alla pensione di vecchiaia. Quest’ultima si otterrà nel 2019 con 20 anni di contributi e 67 anni di età. L’assegno pensionistico che si ottiene con la misura delle pensioni quota 100 pare però essere più basso anche rispetto alle altre tipologie di pensione anticipata ad oggi in vigore. Parliamo della possibilità di andare in pensione prima dell’età pensionabile con 43 anni e 3 mesi di contributi nel 2019 per gli uomini, e un anno in meno per le donne. La perdita rispetto a questa forma di pensione, andrebbe dal 3 al 22,3%. Le riduzioni in questione sono al netto delle tasse. Tali quantificazioni sono riportate dal Corriere della Sera che prende in considerazione uno studio, il Barometro Cisl.

La riduzione dell’assegno per chi va in pensione a partire dai 62 anni con almeno 38 anni di contributi, è inevitabile. Dipende infatti dal minore versamento di contributi e anche dal coefficiente di calcolo sul montante contributivo. Quest’ultimo diminuisce con l’abbassamento dell’età della pensione. Si tiene conto dunque del fatto che l’assegno verrà percepito per più anni. Dunque potrebbe essere comunque conveniente.

Dunque non si tratta di penalizzazioni, ma del calcolo derivante dalla situazione del potenziale pensionato. La riduzione dell’assegno potrebbe essere un punto a sfavore che porterebbe alcuni lavoratori a decidere di attendere ancora un po’. Si ha comunque la facoltà di scegliere se lasciare il lavoro, tenendo anche presente il divieto di cumulo con altri redditi che dovrebbe avere una durata limitata nel tempo.



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