Altro che unità del Paese. Fin qui sta soltanto dividendo. Il 17 marzo si festeggia il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, una ricorrenza a cui il capo dello Stato tiene tantissimo. Gli esponenti del governo, nonché gli imprenditori, non si fanno però travolgere dall’entusiasmo e alimentano la bagarre.
L’ultima polemica riguarda la chiusura o meno delle scuole per la data sopra citata. Il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini è dell’idea che gli istituti dovranno rimanere aperti e approfondire, magari, l’argomento dell’Unità d’Italia. Non si è fatta attendere la replica dei presidi, secondo i quali se anche il 17 marzo non si va a scuola, si può recuperare tagliando qualche altra vacanza meno rilevante. Per i dirigenti, si può affrontare il tema dell’Unità non solo il 17 marzo, ma anche prima o dopo.
Per Azioni Universitaria, movimento studentesco di destra, anche le Università vanno chiuse: “Saremo pronti anche a fare i picchetti e chiuderle noi, un gesto che è contrario al nostro modo di fare politica, ma la patria è un valore fondamentale per noi e dovrebbe esserlo per ogni italiano, e per la difenderlo siamo disposti ad andare contro a quelli che sono da sempre stati i nostri metodi. Conosciamo la sensibilità del ministro e ci meravigliamo della sua proposta di tenere aperte le scuole in un giorno di festa nazionale. Noi preferiamo la Gelmini che inserisce il discorso sulle Foibe nelle prove della maturità e non la Gelmini che rinuncia a festeggiare come si deve l’Unità d’Italia”.
Per Azione Universitaria il governo non deve farsi schiacciare dalle richieste della Confindustria e della Lega Nord, perché la patria viene prima di tutto.