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Morgan scrive al Corriere: Vittorio Sgarbi va difeso

  Una sola puntata è durato il programma di Rai 1 ” Ci tocca anche Sgarbi”. Poi è stato annullato causa ascolti bassi. Marco Castoldi, in arte Morgan, ha partecipato alla prima puntata del programma. Scrive una lettera al Corriere sella sera per dare la sua opinione sulla decisione presa dalla rai di spospendere lo […]


 

Una sola puntata è durato il programma di Rai 1 ” Ci tocca anche Sgarbi”. Poi è stato annullato causa ascolti bassi. Marco Castoldi, in arte Morgan, ha partecipato alla prima puntata del programma. Scrive una lettera al Corriere sella sera per dare la sua opinione sulla decisione presa dalla rai di spospendere lo show di Sgarbi. Non ha dubbi Morgan sulla qualità del programma che Vittorio aveva iniziato a condurre. I dubbi invece possono esserci sulla decisione presa dalla dirigenza che non ha dato neppure la possibilità di una seconda occasione. Come se poi un programma deve andare in onda solo perchè supera i 4 milioni di telespettatori. Ma la legge dell’audience si sa, vince su tutto. Cosa contano i contenuti? Nulla se il giorno dopo non hai registrato un certo picco di ascolti e se la colonnina dello share non ti ha premiato. E’ un Morgan indignato quello che scrive, indignato forse come molti italiani che avevano piacere di seguire un programma diverso da quelli che tutti i giorni vediamo in televisione. E’ strano, anzi forse normale, a  questo punto pensare che un altro programma ben fuori dal target commerciale, Il senso della vita di Bonolis, sia stato sospeso in anticipo, Mediaset però per almeno 4 settimane lo ha mandato in onda lo stesso nonostante gli ascolti bassi. La rai invece ha deciso di chiudere i battenti. E allora teniamoci fiction in costume, film visti e rivisti, programmi imbarazzanti e non diamo la possibilità a nessuno di fare una tv un pò diversa.

Ma leggiamo la lettera scritta da Morgan:

Gentile Direttore,
il giorno dopo la trasmissione del programma di Vittorio Sgarbi su Raiuno la maggioranza degli opinionisti lo ha accusato di avere utilizzato, monopolizzandolo, il mezzo televisivo per scopi personali o per vendicare fatti legati alla sua vita politica. Sospendendolo, e utilizzando come motivazione gli scarsi ascolti, non si è colta l’opportunità che il programma offriva al mondo della cultura. Hanno rimproverato a Sgarbi uno stile confusionario e non perfetto, cadendo così nella trappola degli schemi rigidi.
L’imperfezione di Vittorio, invece, è sintomo di fantasia e creatività, frutto di improvvisazione e di una capacità di non fissare le scalette in modo meccanico o preordinato, libera dall’ossessione della forma.”

Inizia così la lettera che Morgan ha mandato al Corriere, si rivolge però alla nuova direttrice della Rai.

Da molti anni si dice che la Rai non fa più servizio pubblico perché si adegua alla concorrenza. Questa volta si è sentito parlare di Carmelo Bene, Pier Paolo Pasolini, Leo Longanesi. Abbiamo assistito a un processo creativo, teso, appassionato, confuso, ma autentico. La Rai pareva tornata alla funzione del servizio pubblico: educativa, capace di prendere per mano il mercato e di condurre il pubblico verso la conoscenza. Come fu nel Dopoguerra quando la tv pubblica svolse un’importante ruolo nella ricostruzione culturale e psicologica dell’Italia. Quindi quell’8% di share non dovrebbe essere rilevante: quando si tratta di Cultura i numeri andrebbero lasciati da parte.”

 

Per leggere l’intera lettera visitate il sito del Corriere della sera: Lettera di Morgan per difendere Vittorio Sgarbi



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