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Pechino: addio agli spiedini di carne per strada. Smantellate 500 bancarelle

Dietro la mossa delle autorità di Pechino ci sarebbe la volontà di combattere l'inquinamento, ma c'è chi parla di una nuova discriminazione nei confronti degli uighuri


Addio spiedini arrosto per i pechinesi. La misura prevista dall’amministrazione della capitale della Cina fa molto discutere, specialmente per i motivi che stanno dietro la decisione di smantellare oltre cinquecento bancarelle di ambulanti che lavorano per le strade di Pechino. Le autorità, infatti, ha ordinato la chiusura di queste attività per combattere l’inquinamento atmosferico.
Ebbene sì. Non le industrie, non la corsa sfrenata all’ammodernamento del Paese, ma le bancarelle dei venditori ambulanti sono finite nel mirino dell’amministrazioni e ritenute corresponsabili dell’inquinamento, al punto da optare per la rimozione dei piccoli chioschi improvvisati. Secondo le autorità, i fumi prodotti nella preparazione delle pietanze vanno a peggiorare una qualità dell’aria già di per sé molto bassa.
Le misure introdotte riguardano – e menomale! – anche la riduzione della circolazione dei veicoli, con l’introduzione di un sistema a targhe alterne; mentre è stata prevista la chiusura delle scuole nei giorni in cui il livello delle particelle pm 2,5 (ovvero quelle di diametro inferiore a 2,5 micron) supera il livello di allerta.
Tra gli obiettivi dichiarati da Pechino vi è quello di abbassare del 25% entro il 2017 i dati su queste particelle. Tuttavia, c’è anche chi pensa che, accanto alla battaglia all’inquinamento, nella capitale cinese si stia per mettere in atto una lotta di tutt’altro tipo: la maggior parte degli ambulanti che verranno toccati dall’ordinanza, infatti, appartengono all’etnia uighura, una minoranza musulmana che vive nella provincia occidentale dello Xinjiang e che da tempo è malvista dal governo cinese per le aspirazioni indipendentiste.

 

 

 

 



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