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Chapecoense, Neto sa della tragedia aerea aveva sognato tutto il giorno prima

Il medico della Chapecoense rivela che Neto sa la verità e anche il suo sogno premonitore


Il medico che segue i superstiti della tragedia aerea della Chapecoense ha rivelato che Neto adesso sa cosa è accaduto aggiungendo la reazione del difensore alla drammatica notizia. Helio Hermito Zampier Neto, per tutti Neto, il calciatore del club brasiliano e ultimo sopravvissuto recuperato il 29 novembre scorso sul luogo dell’incidente, dopo il risveglio dal coma inizia ad agitarsi troppo perché non aveva risposte alle sue domande. Il suo primo pensiero era stato per quella partita mai giocata, non poteva saperlo, chiedeva quale fosse il risultato. Il corpo pieno di escoriazioni e ferite e Neto cominciava a sospettare la tragedia. Ma il medico, Carlos Mendonca, ha anche rivelato il sogno fatto dal difensore il giorno prima di partire.

D’accordo con la psicologa hanno rivelato la verità a Neto: “Nelle ultime ore abbiamo deciso di raccontargli la verità, perché aveva troppe escoriazioni e troppe ferite, insomma cominciava a sospettare qualcosa. D’accordo con la psicologa, gli abbiamo parlato per due ore – ha dichiarato Mendonca da Medellin, in Colombia – Forse, quando potrà, ve lo dirà lui stesso: il giorno prima del disastro, ha fatto un sogno. L’aereo su cui si trovava stava cadendo, al punto che ha detto alla moglie che non voleva più viaggiare. Il suo incubo si è rivelato la realtà”. Terribile anche il racconto del giornalista sopravvissuto. Raphael Henzel: “Nessuno ci ha mai detto nemmeno di allacciare le cinture. Continuavamo a chiedere quando saremmo atterrati e ci rispondevano sempre ‘ancora dieci minuti’. Poi di colpo si sono spente le luci e i motori – ha raccontato a Rede Globo –  Qualcuno è corso a sedersi al suo posto, io ero fra due colleghi, dietro di me c’era la hostess sopravvissuta. Quando ho visto la sua faccia ho capito che le cose andavano male. Ma non c’è stato vero panico, solo un terribile silenzio. Poi mi sono svegliato vedendo delle luci di alcune torce. Ho urlato perché mi venissero a prendere, ero bloccato fra due alberi. Lì mi sono anche reso conto che i due colleghi fra i quali viaggiavo erano morti”.



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