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LIVE Non è la D’Urso: Wanna Marchi non è pentita e offende i truffati “deficienti”

Wanna Marchi dribla la richiesta di scuse pubbliche e aggiunge un carico da novanta: le offese

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Com’era prevedibile, la discussione è rapidamente degenerata negli studi di Live – Non è la D’Urso con l’ingresso in scena del duo Wanna Marchi e Stefania Nobile: le storiche televenditrici di origini bolognesi che fra una crema sciogli-pancia e un urlo sguaiato, madre e figlia sono finite in carcere per aver truffato centinaia di italiani con presunti riti magici e la promessa di numeri fortunati da giocare al Lotto.

Ma se i telespettatori di Barbara D’Urso confidavano per lo meno in una sorta di pentimento delle due donne (soprattutto in virtù dei 9 anni passati fra carcere e arresti domiciliari), in realtà Stefania Nobile e Wanna Marchi non hanno mai minimamente pensato alle scuse pubbliche. Anzi, hanno fatto anche di più…

LIVE Non è la D’Urso: Wanna Marchi non è pentita

Incalzate da Enrica Bonaccorti prima e da Francesca Barra dopo, Wanna Marchi e Stefania Nobile sono state invitate a porgere pubblicamente le loro scuse per quanto commesso. In tutta risposta, le due ospiti hanno più volte rigirato la frittata al fine di evitare le suddette scuse pubbliche.

A detta loro, infatti, non sarebbe corretto visto che hanno già scontato la pena inflitta dalla legge italiana. E pur di supportare la loro causa, Wanna Marchi ha fatto azzardati paragoni fra i loro reati e alcuni chirurghi estetici che deturpano la pelle delle loro clienti: “Questa mattina Canale5 ha fatto vedere delle persone squartate, sfigurate da chirurghi. A loro non posso fare niente e a noi, per aver venduto il sale a dei deficienti che ci hanno creduto, siamo andate in galera” ha sentenziato in diretta.

Nel resto della trasmissione, Wanna Marchi e Stefania Nobile sono state aspramente criticate anche da Paolo Del Debbio e Alessandro Cecchi Paone (intervenuto all’ultimo minuto). L’unico a difendere le due donne è stato Mauro Coruzzi – alias Platinette – perché nonostante i loro reati hanno portato in tv uno stile comunicativo unico.



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