LifeStyle

Scoperta choc: l’anoressia è scritta nel Dna

L'anoressia è scritta nel Dna. Secondo uno studio le pazienti anoressiche hanno in comune un gene


L’anoressia è scritta nel Dna. Secondo alcuni studi svolti sul genoma di pazienti anoressiche è risultato che molte di loro hanno in comune una mutazione genetica. Le ragazze affette da anoressia hanno, quindi, un gene legato alla malattia, legato al metabolismo del colesterolo. A scopo di tale ricerca sono stati coinvolti oltre 24 centri nel mondo, sotto coordinamento di The Scripps Research Institute, in California. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Molecular Psychiatry.

Sono in continuo aumento le ragazze che si ammalano di anoressia. Si tratta di una malattia molto diffusa principalmente tra le donne e le ragazze, di natura psichiatrica. Sono diverse le cause che possono influenzare la malattia della paziente: cause che possono collegarsi a fattori culturali, sociali e familiari. Anche lo stress o particolari diffocoltà di un periodo delicato come la pubertà. Cause esterne a parte, dagli studi su gemelli traspare che a contribuire allo sviluppo di tale malattia sono anche i geni. Ogni studio effettuato finora escludeva la presenza di geni possibili da associare all’anoressia. Tale studio, invece, eseguito su migliaia di donne ha riscontrato dei risultati interessanti. Gli esperti, infatti, hanno più volte analizzato dei campioni di donne, oltre 1.200 anoressiche e quasi 2mila coetanee sane.

E’ stato isolato il gene EPHX2 che fornisce alle cellule il codice per sintetizzare un enzima che regola il metabolismo del colesterolo. Gene che nelle anoressiche risulta modificato. Risultati non da poco per gli esperti che credono di essere sulla strada giusta. Tale gene, infatti, è importante ai fini del regolamento del colesterolo. Le pazienti anoressiche, nonostante non mangino, possiedono questo valore alto. Il colesterolo, inoltre, è importante per il funzionamento dei neuroni, come conseguenza, alterazioni del suo metabolismo incidono sull’umore. E’ ancora da capire, invece, in che modo EPHX2 scateni o sostenga il perdurare della malattia che si manifesta per altre vie.



Seguici

Seguici su

Google News Logo


Ricevi le nostre notizie da Google News

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.