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Nei medicinali tradizionali cinesi tanti pesticidi

A denunciarlo è Greenpeace che dopo aver esaminato campioni di medicinali da tutto il mondo lancia l’allarme: nei medicinali cinesi ci sono troppi pesticidi


Allarme prodotti naturali cinesi a base di erbe, ovvero i medicinali cinesi. Già, a lanciare la bomba questa volta è Greenpeace che pubblica i risultati di una ricerca che dimostra come in alcuni prodotti tipici della medicina cinese provenienti dalla terra del sol levante, sia contenuta una quantità di pesticidi eccessiva rispetto ai Limiti Massimi di Residui (LMR) ammessi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

La ricerca è stata condotta dalla stessa Greenpeace che dopo aver esaminato 36 campioni di farmaci naturali di origine cinese provenienti da vari paesi del mondo, ha constatato la presenza di almeno tre pesticidi differenti nella quasi totalità degli integratori presi in esame. In particolare dei 36 campioni, 32 di questi sono risultati postivi ed eccedenti rispetto alla noma. Ma la cosa che fa impressione è che in alcune delle medicine naturali esaminate sono stati trovati più di 20 pesticidi differenti! Nello specifico alcuni campioni di caprifoglio, una pianta tipica della medicina cinese utilizzata per via esterna contro le infiammazioni della pelle e per uso interno contro l’artrite reumatoide, sono stati trovati dai 24 ai 26 differenti tipi di diserbanti. Deludenti i anche i risultati dell’esame dei campioni provenienti dall’Italia dove  in tre di essi sono stati ritrovati residui di ben 23 antiparassitari differenti.

L’ingestione di pesticidi – anche se in quantità minime – può rivelarsi veramente pericolosa per il corpo umano. L’assunzione prolungata di sostanze di questo genere può portare all’accumulo di residui chimici in grado di influire negativamente su cervello e apparato genitale.  “Chiediamo – seguita Fededica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace – alle autorità europee controlli e sistemi di monitoraggio più severi per escludere la presenza di residui di antiparassitari nei prodotti alimentari.” La proposta di Greenpeace in alternativa prevede la transizione da un’agricoltura intensiva ad una sostenibile che non preveda l’impiego di sostanze chimiche pericolose per la salute di uomini e animali.

 

 



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