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Inquinamento: le sette sorelle che uccidono il mondo

Sette sorelle, sette Paesi che da soli, hanno contribuito per il 60% ad innalzare la temperatura globale. L'inquinamento ha raggiunto livelli preoccupanti e causerebbe, oltre al cancro, anche l'infarto


Un nuovo studio conferma una vecchia ipotesi. Sette Paesi hanno prodotto, dal 1906 al 2005, oltre la metà dell’inquinamento mondiale. Sette sorelle che sarebbero responsabili tra l’altro, dell’innalzamento della temperatura globale. Un aumento di almeno 0,7 gradi Celsius.

La ricerca, pubblicata su New Scientist e realizzata dall’Università di Montreal, dimostra con certezza la gravità dell’impatto ambientale prodotto dalle sette nazioni. Stati Uniti, Cina, Russia, Brasile, India, Germania e Regno Unito, sarebbero responsabili del 60% delle emissioni mondiali e di conseguenza, del surriscaldamento globale.

Damon Matthews, autore dello studio, è riuscito inoltre a delineare una mappa grafica (nella foto in alto) che ci permette di identificare con più chiarezza i maggiori colpevoli. Gli Stati Uniti, per esempio, hanno contribuito per il 22% all’incremento della temperatura globale. La Cina, “medaglia d’argento” ha raggiunto il 9% mentre l’ultimo gradino dello scomodo podio è riservato alla Russia (8%).

“La situazione – scrive Marco Mancini di Green Style – è destinata a peggiorare visto ciò che sta accadendo per esempio proprio in Cina. Nonostante i recenti provvedimenti ambientali, le grandi città cinesi continuano a vivere immerse nell’inquinamento più pericoloso. Alcune delle metropoli principali, tra le quali Pechino e Tianjin, hanno già fatto registrare tassi di inquinamento di oltre 20 volte superiori alla soglia di pericolo stabilita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ovvero 25 microgrammi per metro cubo”.

La questione quindi, non tocca solo l’innalzamento della temperatura con le sue infauste conseguenze a lungo termine, ma chiaramente, la salute di tutti noi. Per la prima volta, uno studio pubblicato ieri sulla prestigiosa rivista British Medical Journal ha dimostrato che non solo l’inquinamento è all’origine del cancro ai polmoni, bensì farebbe crescere del 12 per cento la possibilità di essere colpiti da un attacco cardiaco.

Lo studio, è stato condotto in Italia dal Dipartimento di Epidemiologia del Lazio e dalla Città della Salute di Torino (quest’ultimo coordinato dalla dottoressa Claudia Galassi). Sono stati esaminati più di 100 mila residenti in sette città di cinque Paesi europei. In Italia sono stati coinvolti circa 14 mila persone. Il risultato è il seguente: per ogni aumento nella media annuale di esposizione a particolato (le particelle di diametro inferiore a 10 micrometri, PM10) di 10 µg/m3 vi è un aumento del rischio di attacchi cardiaci del 12 per cento. I soggetti sottoposti allo studio sono stati seguiti per circa 12 anni e più di 5 mila hanno avuto un primo infarto o un ricovero per angina instabile. I risultati dimostrano che il particolato è l’inquinante più dannoso, anche per concentrazioni sotto i limiti consentiti dall’attuale Legislazione europea.

«Nonostante questo risultato dell’effetto sugli eventi cardiaci anche a bassi livelli di inquinamento – sottolineano i ricercatori – quasi il 90 per cento della popolazione mondiale vive in luoghi al di sopra delle linee guida dell’Oms».

La bolla rossa creata dalla Germania e dalla Gran Bretagna (vedi l’immagine) non può che destare preoccupazioni nelle popolazioni europee e per noi italiani, inesorabilmente sommersi dai nostri rifiuti, il futuro sembra essere tutt’altro che roseo.



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