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Contro il dolore la mente è più efficace dei farmaci

Esistono dei metodi molto più efficaci dei farmaci per combattere il dolore cronico. Si tratta di un'alternativa alla somministrazione di oppiacei


Avete mai sentito parlare del MORE? Ovvero Mindfulness-Oriented Enhancement Recovery. Secondo uno studio, svolto da un gruppo di ricercatori della University of Utah è emerso, infatti, che pare sia un’ottimo metodo alternativo alla somministrazione di oppiacei, per combattere il dolore cronico. In poche parole, dai risultati dello studio pare che la mente sia in grado di sconfiggere il dolore.  Tra i pochi metodi più efficaci che esistono vi sono gli oppiacei, i quali però non mancano di effetti collaterali (tra questi la morte per overdose). In particolare, lo studio si concentra sulla meditazione, definita Consapevolezza, o Mindfulness.
A capo dello studio vi è il dottor Eric Garland. Dai dati emersi pare che sia possibile ridurre i farmaci di oltre il 60%.
Il dottor Garland ha condotto questo studio su una tecnica cui lui stesso ha dato origine, ovvero la Mindfulness (MORE).
Il termine vuol dire “consapevolezza”. Lo scopo principale è l’accettazione di sé, e trova le sue origini dal Buddismo, dello Zen e dello Yoga. Vediamo in cosa consiste tale tecnica. Innanzitutto sono previste sessioni di gruppo che durano circa due ore, con una serie di esercizi pratici, psico-educazione e lavoro da svolgere a casa.
Tutto questo ha il fine di ridurre il più possibile lo stress e il dolore fisico. Come? Portando il soggetto ad avere un maggior controllo di sé.  Altrettanto importanti sono due aspetti: la rivalutazione (Mindful Reappraisal) e l’assaporamento (Savoring). La prima consiste nel fatto di riformulare e vedere le cose da un altro punto di vista, e di considerare un particolare fatto o evento che ci turba come una crescita personale. Lo scopo dell’assaportamento, invece, è di concentrare l’attenzione a ciò che ci fa stare bene, e quindi a quelli eventi positivi in modo da aumentare la propria autostima. Infine, concedersi un abbraccio di una persona a noi cara, o una passeggiata in mezzo alla natura. Il dottor Garland spiega: “Gli interventi mentali possono affrontare i problemi fisici come il dolore, sia a livello psicologico che biologico, poiché la mente e il corpo sono collegati”.



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