Elezioni, Monti non sa se si candiderà
Monti è indeciso sulla sua candidatura: lascia un memorandum di quello che ha fatto in 400 giorni di Governo.
Il 24 e il 25 febbraio prossimi si terranno le elezioni politiche in Italia. Il premier dimissionario Mario Monti, alla vigilia della conferenza stampa, ha già fatto sapere che le sue intenzioni non sono ancora chiare. È infatti indeciso su cosa fare, e non sa se si candiderà:”Dentro di me qualcosa mi dice di no”, ha affermato su Repubblica, in un colloquio con Eugenio Scalfari. L’ex presidente del consiglio oggi farà il bilancio dei suoi 400 giorni di governo, di come ha ”ereditato una situazione fallimentare” e di come la lascia, ma leggerà anche ”un memorandum” agli italiani un programma che a suo avviso dovrà essere attuato nei primi cento giorni di governo, dalla legge elettorale alle liberalizzazioni. In basso, nel dettaglio tutti i punti del memorandum di Mario Monti. ‘‘Una legge aggiuntiva contro la corruzione; quella varata poche settimane fa è stata di fatto concordata con la cosiddetta ‘strana maggioranza’, ma è manchevole, consapevolmente manchevole di alcuni punti importanti. Bisogna completarla. Altrettanto bisogna fare con le liberalizzazioni. Bisogna rendere più penetrante l’azione antitrust in favore della libera concorrenza. Portare a termine l’impegno di abolizione delle Province. Cambiare la legge elettorale basandola sui collegi. Dimezzare il numero dei parlamentari. Portare avanti la riforma fiscale. Difendere fino in fondo la riforma delle pensioni. Cambiare il welfare e creare un sistema generale di ammortizzatori sociali. E soprattutto investire nelle scuole superiori, nell’università e nella ricerca”. Sono questi i punti del memorandum di Monti.
Parlando poi di candidatura e di possibili alleanze, ha continuato: ”So che Napolitano preferirebbe che io, pur incoraggiando la parte politica a me piu’ congeniale, restassi in panchina. Vedro’. La notte porta consiglio”. Soprattutto per un motivo il Centro va rafforzato: per ”fare muro e limitare il riafflusso alla destra populista”.