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Sentenza Mediaset: l’incredibile figuraccia dell’Esercito di Silvio (VIDEO)

Brutta figura dell'Esercito di Silvio che presidiava via del Plebiscito in attesa della sentenza Mediaset. Prima esultano, poi comprendono la verità e si ritirano mestamente come mostra il video


Il video dell’incredibile figuraccia dell’Esercito di Silvio, radunato vicino a Palazzo Grazioli in attesa della sentenza della Cassazione al processo Mediaset contro Silvio Berlusconi. L’adunata era fissata per il primo dopo pranzo di ieri, l’Esercito di Silvio a raccolta in via del Plebiscito, a pochi passi da Palazzo Grazioli, anche se tenuto a discreta distanza da provvidenziali transenne, per portare il suo sostegno nell’ora del bisogno al capo supremo o proprietario o padrone o idolo, insomma a Silvio Berlusconi. Su UNF per voi, il video di quello che è successo.L’attesa per la sentenza Mediaset è stata lunga e snervante: tra giudici chiusi in camera di consiglio, avvocati che non si vedevano, parlamentari già in ferie e un sole impietoso e incurante del momento topico, è stato un pomeriggio di passione. Ma l’Esercito di Silvio non si è mosso, è rimasto lì, imperterrito, schiena dritta e fazzoletti in fronte, incurante di possibili insolazioni e degli sguardi divertiti dei passanti e anche dalla salute dei pochi carabinieri mandati lì a sorvegliarli stancamente.

E non è una metafora, si chiamano proprio così, Esercito di Silvio, il braccio militare della difesa a Silvio Berlusconi, fondato un paio d’anni fa dall’albergatore Simone Furlan per “combattere uniti la guerra dei vent’anni che ha visto protagonista Silvio Berlusconi contro le accuse più infamanti, frutto di una persecuzione giudiziaria nata per aver impedito ai comunisti di andare al potere“. I comunisti non ci sono più, ma l’Esercito di Silvio è ancora lì, armato di bandiere un pò scolorite, pennarelli e cartoncini: per diventare comandante di un reggimento territoriale basta iscriversi sul sito e inviare i propri dati, ma alla guerra di ieri c’erano tutti i generali.

O forse solo i generali: dell’esercito che fu o che voleva essere, ieri a via del Plebiscito c’erano al massimo una ventina di soldati, una pattuglia, un drappello sparuto che ha occupato giusto un angolo di strada. Ma tanti o pochi, l’importante era esserci, stare vicino al leader nel momento della verità, della battaglia più dura: quella contro la giustizia implacabile.

E l’attesa non è stata vana: la sentenza sta arrivando, i giudici escono dalla camera di consiglio, c’è fibrillazione nel plotone, stanno leggendo il dispositivo. Una signora ingioiellata con cellulare a stelle e strisce segue in diretta, le raccontano in tempo reale, l’espressione tesa si scioglie in un sorriso, poi un urlo squarcia l’aria pesante di agosto: “annullata!!!“. In un frammento di tempo l’esercito si trasforma in un gruppo di ultras da stadio: cori “sil-vio, sil-vio”, saltelli, bandiere in aria, striscioni che si srotolano, persino una bottiglia di champagne gelosamente custodita in borsa da una ragazza, non si sa se con qualche ghiaccio per tenerla fresca.

Qualche secondo di delirio, una gioia incontenibile per l’ennesima vittoria a lungo sperata, niente galera neanche stavolta: “abbiamo vinto!!“. O forse no….nel plotone qualcuno più sveglio degli altri, non si sa se un graduato o un soldato semplice, avanza dei sospetti, la signora ingioiellata fa segni con la mano, qualcuno ordina alle retrovie festanti di fermarsi: “che succede? non abbiamo vinto?“. Mi sa di no, a stento e spintoni, l’amara verità si fa largo anche nello zoccolo duro delle difese berlusconiane, la sentenza rinvia in Appello la pena accessoria ma conferma la condanna: 4 anni di reclusione, almeno uno è sicuro.

Il silenzio cala improvviso e gelido sull’angolo di strada ancora battuto dall’ultimo sole di giornata: gli striscioni vengono mestamente riarrotolati, sparisce la bottiglia di champagne, spariscono persino i vessilli dell’Esercito. La signora ingioiellata si giustifica, non ha sentito bene, non aveva capito. Ma adesso è chiaro, la battaglia è perduta. Il plotone si ritira in ordine sparso, il generale Furlan copre la ritirata davanti alle telecamere. Qualche mese fa aveva detto che in caso di condanna si sarebbero fatti arrestare tutti, ora vola più basso: “è uno scandalo incredibile, un golpe giudiziario, metteremo subito in atto delle azioni forti“. Un brivido percorre la schiena dei cronisti, che avrà in mente l’albergatore militare? Niente panico: “chiederemo la grazia a Napolitano“.

Il day after è un rincorrersi di dichiarazioni d’intenti e prese di posizione, ma l’Esercito di Sivio resta fedele anche nell’ora della disfatta, si stanno già riorganizzando, il leader condannato, sguardo vitreo e cerone d’ordinanza, ha già proclamato una nuova mobilitazione, loro vogliono presidiare il Quirinale, magari stavolta cercando di capire quello che dirà il Presidente della Repubblica.

Noi intanto, ci godiamo lo spettacolo di ieri:

 



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