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Amate i videogiochi violenti? Colpa di un gene

Se amate i videogiochi violenti esiste una spiegazione: la "colpa" sarebbe di un gene


Se amate i videogiochi violenti la colpa potrebbe essere di un gene. Sempre se di colpa si tratti: essere appassionati di violenza per quanto concerne l’industria culturale non ha nulla di strano. Anzi, la gran parte dei videogiochi, film, libri, fumetti, serie tv e quant’altro necessitano di contrasti e quindi di violenza. Fin quando si tratta solamente di fantasia, nulla di strano. Comunque, sono in molte le persone bigotte che dicono che i videogiochi violenti fanno male. A corroborare le loro tesi, adesso si aggiunge un recente studio dell’università di Amsterdam. Stando alla ricerca, i ragazzi che giocano a videogame violenti o vedono programmi televisivi dai contenuti vietati ai minori di 18 anni, condividono una caratteristica genetica particolare. Avrebbero dunque una sorta di “gene della violenza” che li renderebbe “drogati” di tutto ciò che ha al suo interno azioni violente. Inoltre, tale gene sarebbe collegato alla sindrome da deficit di attenzione e iperattività. La ricerca olandese ha coinvolto oltre 1.600 genitori olandesi con figli dai 5 ai 9 anni. Gli studiosi hanno prelevato il Dna dai bambini sin dalla loro nascita per seguirli nella crescita. Gli scienziati hanno così scoperto che esiste una variante di un gene condivisa dai bambini che sono più propensi a guardare cartoni o film violenti e a giocare a videogiochi cruenti quali Grand Theft Auto. Inoltre, gli esperti ritengono che la variazione in un gene trasportatore della serotonina possa aumentare la probabilità che il bambino soffra di un deficit di attenzione e iperattività. I bambini che hanno questa variante sono portati a cercare di svolgere attività stimolanti, quali appunto giocare ai videogame violenti. È il primo studio fatto per individuare l’influenza che la genetica eserciterebbe sui giovani e sulle loro scelte dei programmi da guardare o dei videogame da comprare. Insomma, la ricerca ha stabilito questa connessione, ma in fondo non c’è nulla di cui preoccuparsi.



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