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Samuel Peron la morte della madre: “ho cercato di metabolizzare, eravamo molto legati”

Sono passati due anni dalla morte della madre ma per Samuel Peron è ancora difficile parlarne

Samuel peron madre

Samuel Peron lo troveremo tra i concorrenti dell’Isola dei famosi, al via lunedì 8 aprile. Ospite oggi a Verissimo si è commosso guardando le immagini dei genitori. La mamma non c’è più e Samuel Peron racconta di una infanzia bellissima, vissuta intensamente, a contatto con la natura e con gli animali. Si è sentito sempre libero perché aveva i suoi animali, aveva agnellini, il suo asinello, andava nei campi, correva, guidava il trattore, tutto quello che un bambino sogna e spera di farla vivere allo stesso modo anche a suo figlio. “Diventare padre mi ha sensibilizzato in maniera estrema e non l’avrei mai pensato. Oggi capisco di più i miei genitori, i no, gli insegnamenti”. Deve molto ai suoi genitori.

Samuel Peron la morte della madre: “ho cercato di metabolizzare, eravamo molto legati”

La madre di Samuel Peron se n’è andata due anni fa, ancora troppo pochi: “Ho cercato di metabolizzare in una certa maniera perché eravamo molto molto legati io e lei però fa parte del percorso della vita e bisogna anche accettarla questa cosa qua, però le belle emozioni che mi ha regalato sono quelle che mi terranno sempre in vita il suo ricordo. A papà quando è venuta a mancare mamma gli ho detto ‘mi raccomando, adesso goditi la vita e non andarmi in depressione, che è pericolosissimo. Io sono a Roma e non posso stargli vicino come potrei”.

Samuel Peron la danza e il bullismo

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Anche lui veniva preso in giro come tanti ballerini ma Samuel Peron aveva la mamma che era la sua prima fan, aveva entrambi i genitori sempre accanto. “Io ho avuto la fortuna dei miei genitori, mi sono stati molto vicini. Infatti, la mia carriera, il mio percorso, è dato anche da una forza familiare non indifferente, perché soffrendo di bullismo, perché giustamente il ballo ai tempi miei era visto come una disciplina per le donne, per le ragazze. C’era il calcio, c’era il basket, c’era il Karate, il ciclismo, il nuoto, ma il ballo non era mai concepito come uno sport o una disciplina per maschi. E quindi venivo deriso, preso in giro. E però ho avuto un grande supporto da parte della famiglia. E se io oggi sono qui è grazie anche a loro, perché non hanno mai ceduto a dirmi no, lascia stare. Hanno sempre cercato di supportarmi. Mi hanno fatto provare anche tanti altri sport, basket, nuoto e triathlon. Ho fatto di tutto e di più. Però tornavo sempre poi a scuola di ballo perché li avevo i miei amici”.

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