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Libri da leggere: Alta fedeltà – Nick Hornby

Libri da leggere – Recensioni Altà fedeltà Alta fedeltà è un libro di Nick Hornby, scrittore inglese nato nel 1957. Hornby ha svolto in passato l’attività di insegnante. Alta fedeltà è un romanzo del 1995. Trama. Rob Fleming, 35enne grande appassionato di musica (come d’altronde Hornby stesso) e proprietario di un negozio di dischi , […]


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Altà fedeltà

Alta fedeltà è un libro di Nick Hornby, scrittore inglese nato nel 1957. Hornby ha svolto in passato l’attività di insegnante. Alta fedeltà è un romanzo del 1995.

Trama. Rob Fleming, 35enne grande appassionato di musica (come d’altronde Hornby stesso) e proprietario di un negozio di dischi , è il protagonista di questo romanzo pieno di umorismo.
La musica ha, come si capisce, un ruolo fondamentale. E’ il termine di paragone e metro di giudizio della realtà che circonda Rob. Questi si diverte a stilare classifiche su ogni possibile argomento di tipo artistico: migliori libri, migliori film, migliori canzoni e “migliori” (o se preferite “peggiori”) fregature/delusioni sentimentali.

La sua ragazza lo ha infatti appena lasciato e lui è tormentato da mille interrogativi. Gli sembra essere giunto ad un bivio. Rob si sente al confine tra essere l’eterno adolescente, immaturo e irresponsabile, e l’uomo adulto, pieno di responsabilità e capace di rispondere alle aspettative della società. Sarebbe forse meglio se smettesse di vivere in mezzo ai cd musicali e iniziasse a costruire qualcosa di stabile, come una famiglia, una casa? E’ giunta l’ora di trovarsi un “lavoro vero”?
Hornby in maniera come sempre brillante, diretta, emozionante e amara, racconta i sogni, gli amori, le ansie e le disillusioni di una intera generazione di trentenni. Eterni ragazzi innamorati della vita che troppo spesso, però, riserva loro brutte sorprese.

CITAZIONI

Sono qui, in questo piccolo e stupido appartamento, da solo, e ho trentacinque anni, e ho un buco di negozio che non va di certo a gonfie vele, e i miei amici, bensì gente di cui per caso non ho perso il numero di telefono. E se mi rimettessi a dormire e dormissi per quarant’anni e mi svegliassi senza denti, al suono di qualche vecchio successo di musica leggera trasmesso da Melody Radio, in un ospizio per vecchi, non me ne importerebbe più di tanto, perché il peggio della vita, cioè quello che ancora mi resta, sarebbe già passato. E non dovrei nemmeno fare la fatica di ammazzarmi.



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