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Film da vedere, Come Dio comanda

Film da vedere- Recensioni Come Dio comanda Regia di Gabriele Salvatores tratto dall’omonimo romanzo di N. Ammaniti, Feltrinelli, 2006. Trama del film Rino Zena (Filippo Timi) è un padre padrone dalle forti idee nazi – fasciste che vive assieme al figlio, Cristiano (Alvaro Caleca), in un non precisato paese del Nord Italia. Violento e dai […]


Film da vedere- Recensioni

Come Dio comanda

Regia di Gabriele Salvatores tratto dall’omonimo romanzo di N. Ammaniti, Feltrinelli, 2006.

Trama del film

Rino Zena (Filippo Timi) è un padre padrone dalle forti idee nazi – fasciste che vive assieme al figlio, Cristiano (Alvaro Caleca), in un non precisato paese del Nord Italia. Violento e dai modi poco ortodossi, Rino lavora come operaio precario in una cava e cerca di crescere suo figlio da solo. Assieme a loro, un amico di sempre, il giovane Corrado meglio noto come Quattro Formaggi (Elio Germano), un giovane diversamente abile con problemi neurologici che è fissato con due cose: la costruzione di un enorme presepe e la sua Vanessa, la sua eterna lolita televisiva.

Una notte, in cui sopra le teste di Rino e Cristiano si scatena la tempesta del Millennio, fra risse, pistole e botte, Quattro Formaggi insegue la sua Vanessa – che dalla tv ha incredibilmente preso carne ed ossa – in un bosco. E’ l’inizio della catastrofe, di una violenza potenziale che finalmente diviene realtà, nella convinzione che la vera autorità, il vero Padre Iddio comandi così e non in un altro modo. In una escalation di altra violenza, altre botte, altro sangue, di tinte fosche, di ambiguità, suspence, si corre galoppando verso il finale, un finale che mette in risalto l’affetto che è la base di tutti i rapporti familiari, il dubbio che a volte si cela dietro litigate e mondi diversi.

Una eccellente messa in scena di Salvatores per un noir che rispetta le regole del suo genere. Una volta tanto. Ormai avevamo visto tutto: il noir psicologico di Lucarelli, il noir hard boiled di Scerbanenco, il noir metafisico di Lynch. Fra poco si rischiava di perdere d’occhio il noir in senso stretto. Caratterizzato da una personalità forte (Rino), una debole (Quattro Formaggi), un ambiguo (Cristiano), la donna sognata (Vanessa) l’intreccio prosegue su atmosfere oscure e poco note allo spettatore, inquadrature confuse e mosse ed a volte persino “piani sbilenchi”. Uno stratosferico Elio Germano che rende appieno la problematicità e disperazione, ottimi anche padre e figlio nel loro rapporto forte. Come ogni buon scrittore di noir, la violenza che diventa realtà viene messa sullo sfondo ciclico e, ad un tempo dunque, ossessivo di She’s the one dell’ex Take That, Robbie Williams. Ed il brano che agli albori del nuovo millennio era considerata la “canzone delle canzoni d’amore” ora è il ritmo cadenzato della paura dell’Autorità che colpisce come una scure e non siamo in grado di capire assolutamente perché.

Consigliato per chi vuole farsi un sano giro nel noir classico, possibilmente da non vedere dopo aver mangiato.

Gabriele



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