Attualità Italiana

Roma: la storia di Valentina, costretta ad abortire in bagno senza medici

A Roma una 28enne, Valentina, ha vissuto una terribile vicenda: ha dovuto abortire senza medici in bagno, con il solo aiuto del marito. Ecco la sua storia


Da Roma arriva una storia che ha dell’incredibile. E’ quella di Valentina, una giovane donna costretta ad abortire in bagno senza medici. Lei è una 28enne, Valentina Magnanti, che ha raccontato la sua storia a La Repubblica. Le sue accuse sono molto forti, e se la prende con lo Stato, con i medici obiettori e con una legge sulla fecondazione che ritiene ingiusta.

Valentina si è ritrovata ad abortire in bagno senza medici, solo con l’aiuto del marito Fabrizio. La giovane donna soffre di una malattia genetica molto rara, che può essere trasmessa al feto. Per questo lei sa di non potere avere figli, e che non può accedere alla fecondazione assistita, con una diagnosi pre-impianto che scongiurerebbe il rischio di trasmissione. E così l’unica chance per Valentina e suo marito Fabrizio è quella di procedere per tentativi, arrivando a scoprire solo a gravidanza avanzata se il bimbo che porta in grembo è “condannato” alla sua stessa malattia genetica. E’ proprio quello che è accaduto: la piccola che Valentina aveva dentro di sé era affetta dalla sua stessa malattia genetica, e così la coppia decide di procedere con l’aborto. Le vicissitudini però non finiscono qui, e sul loro percorso incontrano solo medici obiettori. Al Pertini di Roma trova una ginecologa disposta a farla abortire. Le fanno una terapia per indurre il parto, e tra dolori lancinanti Valentina si ritrova a partorire un feto morto, da sola in bagno, senza medici. Solo dopo 15 ore di sofferenza inaudita riesce a partorire, e a nulla servono le richieste di aiuto a medici e infermieri da parte del marito Fabrizio. Probabilmente nessuno l’ha aiutata perché con il cambio di turno in ospedale erano presenti solo obiettori.

Una storia davvero terribile che arriva da Roma, che ha tolto qualsiasi forza a Valentina. Non ha denunciato l’ospedale per omissione di soccorso, ma ha ottenuto dei buoni risultati sulla legge 40, sul punto che vieta il pre-impianto. Il Tribunale le dà ragione, e forse potrà avere il figlio tanto desiderato senza rischiare di dover abortire al quinto mese di gravidanza.



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