Attualità Italiana

Saviano porta il feretro di Michela Murgia: “Sono disperato”

L'ultimo addio a Michela Murgia: le parole di Roberto Saviano nel giorno del funerale

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Mentre le persone presenti davanti alla Basilica di Santa Maria in Montesanto (la Chiesa degli Artisti) in piazza del Popolo a Roma salutavano per l’ultima volta Michela Murgia, sulle note di Bella Ciao, gli amici e i suoi familiari le davano il doloroso addio. A portare Il feretro, di Michela Murgia, accolto da un lunghissimo applauso, anche Roberto Saviano. Tante le persone note presenti all’ultimo addio alla scrittrice.

Alle esequie era presente tutta la famiglia «queer», come la definiva Murgia, e tra gli altri, l’amico Roberto Saviano, la segretaria dem Elly SchleinFrancesca Pascale con moglie  Paola Turci. Nella basilica di Santa Maria in Montesanto,  niente fiori, secondo quanto disposto dalla stessa scrittrice, tanto che come riferisce anche Il Corriere della sera, è stata rimandata indietro anche la corona di fiori del Comune di Roma. Secondo quanto appreso da fonti della famiglia, Murgia non voleva fiori recisi in chiesa. Tutti i cuscini di fiori mandati da diverse autorità sono rimasti fuori sul sagrato.

Tra le persone che hanno reso omaggio a Michela Murgia in chiesa, anche Roberto Saviano, che si è detto disperato per la morte della sua amica.

L’ultimo addio di Roberto Saviano a Michela Murgia: “Sono disperato”

Dopo la messa, Roberto Saviano ha ricordato la sua amica Michela Murgia con parole davvero molto belle, che di certo avrebbero fatto piacere alla scrittrice:

Sono le parole più difficili della mia vita. Michela voleva che questa giornata fosse per tutti. Vedendo quanta gente e quanto amore c’è in questa chiesa non posso darle torto. Michela mi disse: «cosa mi perderò, immagino il casino del mio funerale». Lei sapeva che dietro un aggettivo c’era il modo di criminalizzare la realtà. La scrittura era per lei una grande fatica, anche se batteva velocemente i tasti e sembrava che suonasse. Perché impiegava troppo tempo da sola. Per lei era la condivisione il senso di tutto. Quando qualcosa non andava ripeteva «non stare solo vieni qui». Non essere soli e non far sentire soli sintetizza il suo pensiero. Riconoscere le differenze è il primo atto per non stare soli. Ha protetto tutti fino alla fine. Anche nei suoi ultimi atroci momenti non ci ha fatto pesare il suo dolore.

E ancora:

Io e Michela ci siamo conosciuti e uniti non per quello che abbiamo fatto, ma per quello che ci hanno fatto. Michela per anni è stata bersaglio e ha nascosto questo enorme dolore dentro di sé. A farle più male non sono stati gli odiatori mediatici ma quanti avevano un piede dentro e uno fuori, chi non prendeva posizione.

L’eredità lasciata dalla Murgia:

Michela lascia un compito agli intellettualidifendere i diritti, scegliere da che parte stare, perché i diritti sono il più grande canto d’amore possibile. Michela ha portato sulle sue spalle quello che spesso non fa la politica: prendersi cura della cosa pubblica.

Queste sono state le parole di Roberto Saviano che uscito dalla celebrazione, ha rilasciato alcune dichiarazioni anche alla stampa.

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