Economia

Come orientarsi nella scelta della Partita Iva: guida rapida

Tutto quello che c'è da sapere per chi ha intenzione di aprire una partita Iva in Italia : quale scegliere, guida rapida

guida partita iva

Hai deciso di aprire una Partita IVA in Italia  e vuoi sapere tutto quello che devi fare per entrare nel mondo del libero professionismo? Il primo passo per chi desidera avviare un’attività come libero professionista o come imprenditore è appunto legato all’apertura di una Partita IVA. Ecco una guida che spiega le diverse tipologie di Partita IVA, i costi associati e i criteri per scegliere l’opzione più adatta alle proprie esigenze.

Per aprire una Partita IVA, è possibile recarsi personalmente all’Agenzia delle Entrate portando con sé un documento di riconoscimento e seguendo l’iter tradizionale. Tuttavia, è altresì possibile gestire l’intero processo comodamente da casa: si può infatti procedere online attraverso il sito dell’Agenzia delle Entrate, oppure inviando una raccomandata con ricevuta di ritorno. Durante la procedura di registrazione, sarà necessario selezionare il codice ATECO, che identifica l’attività economica che si intende esercitare. Successivamente, si dovrà scegliere il regime fiscale più adeguato alle proprie esigenze, che può essere forfettario o ordinario. Completate le verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate, se tutto è conforme, verrà assegnato il numero di Partita IVA, composto da 11 cifre.

Tipologie di Partita IVA

In Italia, esistono principalmente due regimi fiscali per chi apre una Partita IVA:

Regime Ordinario: adatto a imprese e professionisti con fatturati elevati. Non impone limiti di ricavi e permette la detrazione dell’IVA sugli acquisti e la deduzione delle spese. Richiede la tenuta di contabilità ordinaria e la presentazione periodica di dichiarazioni IVA.

Tale regime prevede una tassazione in base a 4 fasce di reddito, cui corrispondono delle specifiche aliquote Irpef:

  • 23%: per redditi fino a €15.000
  • 25%: per redditi tra €15.000 e 28.000
  • 35%: per redditi da €28.000 e 50.000
  • 43%: per redditi oltre i €50.000

Regime Forfettario: introdotto per semplificare gli adempimenti fiscali dei piccoli contribuenti. È accessibile ai professionisti e alle imprese con ricavi annui inferiori a determinate soglie (variabili in base al settore di attività). Prevede un’imposizione fiscale ridotta con aliquota fissa sul fatturato e esonera dalla maggior parte degli adempimenti IVA.

La Partita IVA con regime forfettario può essere aperta in diversi casi:

  • I ricavi o redditi annuali non superano la soglia degli 85.000 euro (anche con diversi codici ATECO) annui
  • Le spese per lavoro accessorio, dipendenti e collaboratori non superano i 20.000 euro lordi annui
  • I redditi da lavoro dipendente o assimilati e pensioni non superano i 30.000 euro lordi annui

Per una nuova attività invece che vuole usufruire dell’imposta del 5% per i primi cinque anni, inoltre, è necessario che:

  • non abbia esercitato alcuna attività nei 3 anni precedenti
  • la nuova attività non sia il proseguimento di un’altra, svolta come dipendente o autonomo

Questa Partita IVA viene chiamata startup proprio perché per i primi 5 anni di vita dell’attività si paga solo il 5% di tasse sul reddito determinato forfettariamente.

Vi invitiamo a consultare questa pagina per maggiori informazioni sull’apertura di una Partita IVA con regime ordinario o forfettario.

Costi per l’apertura e gestione della Partita IVA

I costi per la gestione di una Partita IVA possono variare ampiamente a seconda del regime fiscale scelto e della necessità di avvalersi di un commercialista:

Costo di apertura: generalmente non ci sono costi di registrazione diretta per l’apertura di una Partita IVA, che può essere effettuata gratuitamente presso l’Agenzia delle Entrate o online tramite il sito dell’Agenzia o il sistema Entratel.

Costi di gestione: includono la tenuta della contabilità, eventuali costi di software di gestione, e le spese per il commercialista, che sono spesso la voce più significativa. Nel regime ordinario, questi costi possono essere più elevati a causa della complessità della contabilità richiesta.

Costi fiscali: variano a seconda del fatturato e dell’aliquota applicabile nel caso del regime forfettario. Nel regime ordinario, il contribuente deve anche pagare l’IVA dovuta allo Stato e può detrarre l’IVA sugli acquisti.

Scegliere il tipo di Partita IVA

A seconda dell’attività che si svolge, un libero professionista o un commerciante potrebbe essere soggetto a differenti regimi previdenziali: la Gestione Separata INPS o la Gestione Commercianti.

1. Gestione Separata INPS

La Gestione Separata è il regime previdenziale destinato principalmente ai lavoratori autonomi che non sono iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria, come avvocati, architetti, consulenti, etc. Questo regime include anche coloro che percepiscono redditi assimilati a quelli di lavoro autonomo, come i collaboratori coordinati e continuativi.

Contributi: i contributi sono calcolati come una percentuale del reddito annuo lordo

2. Gestione Commercianti

La Gestione Commercianti riguarda coloro che svolgono attività commerciali, come titolari di negozi, bar, ristoranti, etc. Questo regime è obbligatorio per i commercianti e prevede contributi sia sulla parte fissa che sulla parte variabile del reddito.

Contributi: prevede un contributo fisso annuale più un contributo variabile calcolato in percentuale sul reddito di impresa.

La scelta del regime fiscale dipende da diversi fattori:

Volume di affari previsto: se inferiore alle soglie stabilite, il regime forfettario può essere più vantaggioso.

Costi e spese prevedibili: nel regime forfettario, non è possibile detrarre le spese, quindi potrebbe non essere conveniente per chi prevede costi elevati.

Semplicità amministrativa: il regime forfettario riduce gli obblighi burocratici e contabili, ideale per chi desidera minimizzare il tempo speso in amministrazione.

Tasse e Partita IVA: quello che c’è da sapere

Le tasse relative alla Partita IVA saranno dovute a partire dal secondo anno di attività. Le imposte che normalmente sarebbero state pagate nel primo anno non vengono annullate, ma vengono invece accumulate e saldate l’anno successivo. Pertanto, a partire dal secondo anno, è importante ricordare due scadenze fondamentali:

30 giugno: data entro cui si deve effettuare il pagamento del saldo delle tasse dell’anno precedente e del primo acconto per l’anno corrente. La data è indicativa, ogni anno infatti può variare )

30 novembre: termine per il versamento del secondo acconto delle tasse.

Il costo annuale per il mantenimento di una Partita IVA dipende dal regime fiscale adottato. Per esempio, nel regime forfettario, il costo può variare tra 200 e 800 euro più IVA all’anno, a seconda del tipo di consulenza necessaria e dei servizi utilizzati dal contribuente.

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