Politica

I processi-evento, gli show ed i tifosi in piazza

Comunque la si pensi, non si può non rilevare ancora una volta la particolarità della situazione italiana, e dei relativi avvenimenti. L’altro giorno si è tenuta l’udienza del processo relativo ai diritti TV mediaset, nel quale il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è imputato per frode fiscale. All’uscita del Tribunale, una folla piuttosto imponente (considerando […]

Comunque la si pensi, non si può non rilevare ancora una volta la particolarità della situazione italiana, e dei relativi avvenimenti. L’altro giorno si è tenuta l’udienza del processo relativo ai diritti TV mediaset, nel quale il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è imputato per frode fiscale. All’uscita del Tribunale, una folla piuttosto imponente (considerando anche l’ora, il giorno ed il luogo), con tanto di gruppi di supporters del premier organizzati con striscioni, palloncini e sciarpe, come allo stadio, con scritti slogan coniati per l’occasione. Come in ogni buon “match”, non mancavano nemmeno i supporter avversari, tenuti a debita distanza dalla polizia, per evitare contatti e tensioni. Berlusconi non ha mancato di definire “ridicoli” i processi a suo carico, e “risibili” le accuse che gli vengono mosse. E, sorpresa,  non ha mancato nemmeno di fare un accenno al “caso-Ruby”, dichiarando ai tanti microfoni che aveva davanti di aver dato dei soldi alla ormai famosa ragazza marocchina per evitare che si prostituisse, ed anche per scongiurare un caso diplomatico (il riferimento è alla presunta parentela con il presidente egiziano Mubarak).  Come ormai si sa, i media di tutto il mondo si sono gettati a pesce in questa vicenda, ed il nostro Paese è ormai oggetto di striscie satiriche, più o meno benevole, ma perlopiù molto pungenti, sui giornali, nei talk-show e nei notiziari tedeschi e francesi in particolare.

La stampa britannica invece, tradizionalmente più misurata, si limita nella satira ma comunque dà ampio rilievo alla vicenda. Ciò che incuriosisce i media stranieri, al di là della morbosità della faccenda (che perciò è appetibile anche al grande pubblico), è il fatto che, fanno notare gli osservatori esteri, in molte altre nazioni quando un politico viene indagato, di solito usa dimettersi, per evitare turbative e per non intralciare il cammino della giustizia ed il normale proseguo dell’attività istituzionale. Ed anche per potersi difendersi serenamente.  Da noi invece è in atto da anni una competizione senza fine , con conseguente rischio di paralisi per l’attività parlamentare e, cosa ancor più grave, con il rischio anche di pregiudicare seriamente l’equilibrio e l’armonia  tra i poteri dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario).



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