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L’arresto di Antonio Logli in diretta tv: gli avvocati di Roma denunciano Quarto Grado

Il presidente dell'ordine degli avvocati di Roma ha denunciato la trasmissione Quarto Grado per la diretta televisiva con l'arresto di Logli

Il 10 luglio 2019 su Rete 4 è andata in onda una puntata speciale di Quarto Grado ( eccezionalmente al mercoledì sera) che ha raccontato la difficile notte di Antonio Logli e della sua famiglia nel giorno della sentenza della Corte di Cassazione di Roma. Il programma di Rete 4, condotto da Gianluigi Nuzzi ha schierato i suoi giornalisti su diversi fronti. Da Roma a Gello passando per Pisa, dove, sarebbe dovuto arrivare in carcere il Logli ( che è stato poi trasportato invece a Livorno per evitare la stampa). Gli avvocati di Roma hanno deciso di denunciare la trasmissione di Rete 4 proprio per aver raccontato in diretta, l’arresto del Logli mostrando i frame di quello che è successo proprio nei momenti durante i quali l’uomo lasciava il B&B dove aveva deciso di aspettare la sentenza, ed entrava in macchina scortato dagli uomini delle forze dell’ordine.

L’ORDINE DEGLI AVVOCATI DI ROMA CONTRO QUARTO GRADO: ECCO COSA E’ SUCCESSO

Il presidente dell’odine romano degli avvocati, Antonino Galletti ha deciso di denunciare la trasmissione di Rete 4 per quello che è successo.

Ecco il testo della denuncia:

“L’arresto di un uomo in diretta tv, i commenti dallo studio, il silenzio dei presenti e perfino di alcuni avvocati, dinanzi a una tale barbarie. Succedeva il 10 luglio durante la trasmissione Quarto Grado di Rete4, dedicata alla vicenda di Antonio Logli, condannato per l’omicidio della moglie Roberta Ragusa. Un episodio increscioso, davanti al quale il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma ed io personalmente in qualità di suo Presidente, abbiamo ritenuto di dover intervenire quanto prima per porre un freno a questa deriva inammissibile segnalando immediatamente la vicenda al Garante per i Diritti delle Persone Detenute”.

E ancora:

“Una scelta dettata dalla gravità delle circostanze che infatti è stata riconosciuta pienamente dallo stesso Garante, che ha condiviso le nostre istanze segnalando a sua volta l’intollerabile violazione all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Scrive il Garante dei Detenuti, associandosi alle tesi sostenute dal COA Roma nella delibera dell’11 luglio, che ‘la ripresa nel suo complesso ha rappresentato una indecorosa rappresentazione dell’atto di traduzione in carcere della persona appena condannata’”.

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