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Elena Santarelli: va tutto bene ma è una maschera pesante da portare (Foto)

In un'intervista Elena Santarelli racconta la rabbia di suo figlio Jack e le sue lacrime che nessuno deve vedere (foto)

elena Santarelli


In un’intervista a Il Messaggero Elena Santarelli racconta parte delle sue emozioni, da quando si accorse che doveva andare a fondo su alcune cose che vedeva in suo figlio Jack alle sensazioni provate in questo anno e quattro mesi. L’aiuta la preghiera, è la sua forza per riuscire a tenere la mano al suo piccolo Jack. E’ lei la più forte di tutti e il suo bambino le sta insegnando tanto. E’ una mamma meravigliosa Elena Santarelli ma è anche una donna consapevole di essere fortunata ben più di altre ed è per questo che sta facendo tanto anche per gli altri bambini colpiti da tumori cerebrali, per le loro famiglie. Ha avuto bisogno dell’intervento di una psicologa, indispensabile per la comunicazione con suo figlio, per il controllo dei momenti critici come la perdita dei capelli, la rabbia. Elena racconta che quando i bambini sono molto piccoli, 4 o 5 anni, non capiscono ancora ma all’età di Jack, 10 anni, nonostante la loro vita sia bella e normale “è comunque la vita di un bambino malato e arrabbiato”.

ELENA SANTARELLI FORTE PER SUO FIGLIO JACK E PER TUTTI GLI ALTRI

“Mi dice «che palle!». I capelli che cadono, andare in ospedale per la chemio. Io mi ritengo fortunata, ma è difficile spiegare la fortuna che abbiamo avuto a un bambino di 10 anni. Lo capirà quando sarà grande”. La conduttrice e attrice non dichiara a che punto è il percorso di suo figlio, lo dirà poi e sarà un nuovo modo per dare forza alle altre famiglie. Queste sue parole fanno comprendere che tutto procede nel migliore dei modi anche se il dolore continua ad essere forte.

“Non sono una che si piange addosso. Pochi hanno visto le mie lacrime. Se piango, poi, devo sempre andare altrove, a casa non si può più… Vorrei sfogarmi, ma solo per essere ascoltata”. Indossa una maschera, quella del “va tutto bene”, una maschera che conferma è pesante ma che deve portare per forza: “A che serve condividere il fatto di avere una risonanza domani? Non lo dico neanche ai miei genitori. Basto io a non dormire da 7 giorni prima, perché dovrei essere egoista e fare stare male anche gli altri?”.



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