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Kabir Bedi a Vieni da me il dolore per la morte del figlio, non c’è pena più grande (Foto)

Ospite a Vieni da me oggi Kabir Bedi ha parlato del dolore per il suicidio del figlio, la pena più grande per un genitore (foto)

kabir bedi figlio


Kabir Bedi ospite oggi di Caterina Balivo a Vieni da me ha ricordato ancora una volta il dolore provato e che prova ancora oggi per la morte di suo figlio (foto). A vieni da me l’attore noto al pubblico soprattutto per il personaggio Sandokan pur non parlando in modo perfetto l’italiano ha spiegato bene le emozioni, il periodo buio vissuto da suo figlio Siddhart morto suicida nel 1997. Aveva 25 anni quando si tolse la vita e oggi Kabir Bedi a distanza di 22 anni trova tutto forse più comprensibile, dà una giustificazione a quel gesto spiegando la schizofrenia di suo figlio. Quel lutto terribile gli ha inevitabilmente cambiato la vita ma la sua storia, il racconto del suo dramma è utile di certo a chi vive in famiglia lo stesso dramma. Avevano pensato in un primo momento si trattasse di depressione ma quando hanno capito che dietro tutto c’era la schizofrenia si è aggiunto anche altro. Bedi sottolinea che oggi i farmaci per curare questa malattia sono diversi ma che forse anni fa non c’erano le stesse possibilità. Suo figlio non gustava più niente, in nessun momento, non provava più niente, tutto era così difficile e buio.

IL DOLORE DI KABIR BEDI A VIENI DA ME

Con Caterina Balivo ricorda i momenti più belli con lui, la gioia quando si è laureato. Aveva lavorato tanto per giungere a quel risultato e suo padre era lì con lui quel giorno per congratularsi, per abbracciarlo. Un successo che è durato poco perché dopo pochi mesi è arrivata la malattia, la schizofrenia. Tutta la famiglia ha dovuto fare i conti con questo problema, perché come ha ben spiegato Kabir non soffre solo chi si ammala ma tutte le persone che lo amano e gli sono accanto.

In quegli episodi, in quei momenti, era come se nella mente di suo figlio ci fosse un’altra persona. Chiede scusa a Caterina Balivo e di aiutarlo se necessario perché lui non parla bene l’italiana, ma non ce n’è bisogno, i suoi occhi hanno parlato più delle sue parole.



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