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Marijuana terapeutica: blocca gli effetti dell’Hiv

Il principio attivo della marijuana potrebbe bloccare gli effetti del virus dell'Hiv. Uno studio sui macachi, infetti dalla SIV, il corrispettivo animale della malattia, ha confermato la sua efficacia


L’uso medico del principio attivo della marijuana, il THC (tetraidrocannabinolo), non smette di stupire. Una nuova ricerca ha confermato la sua efficacia nel proteggere il sistema immunitario nell’intestino, la zona più a rischio per chi ha contratto il virus dell’Hiv e causa primaria dello sviluppo dell’AIDS.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica AIDS Research and Human Retroviruses, è stato condotto su un modello animale dai ricercatori della Louisiana State University Health Sciences Center di New Orleans. Il THC, è risultato efficacie nei confronti del virus SIV (Simian Immunodeficiency Virus), la versione animale del virus che infetta gli umani (HIV, o Human Immunodeficiency Virus) promuovono il principio attivo della marijuana quale potenziale trattamento per controllare gli effetti dell’infezione e dell’infiammazione indotta dal virus.

Il parere degli esperti – I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Patricia Molina, hanno osservato che una somministrazione continuata di tetraidrocannabino è in grado di proteggere il tessuto immunitario intestinale e ridurre così la mortalità generale delle cellule intestinali aumentando la sopravvivenza delle cellule T, i “guardiani” del sistema immunitario. Le dichiarazioni del professore Thomas Hope, della Feinberg School of Medicine – Northwestern University di Chicago avvalorano questa tesi: “Per trattare meglio l’infezione da HIV, abbiamo bisogno di una migliore comprensione di come esso provochi la malattia che chiamiamo AIDS. Abbiamo anche bisogno di approcci alternativi al trattamento. Questo studio – sottolinea Hope – è importante perché inizia a spiegare come il THC può influenzare la progressione della malattia nei macachi infettati dall’SIV. Esso rivela anche un nuovo modo per rallentare la progressione della malattia“.

Lo studio sui macachi – Non è la prima volta che lo studio sui macachi ha i suoi risultati per trovare una cura sull’Hiv. Una remissione della patologia è stata ottenuta in passato da un team italo-americano di ricercatori, coordinati da Andrea Savarino dell’Istituto superiore di sanità. Il gruppo di ricerca, aveva aggiunto alla terapia antiretrovirale due farmaci, l’auranofin, un composto a base di sali di oro già conosciuto, e per la prima volta la butionina sulfossimina, un agente chemiosensibilizzante (Bso). Il cocktail di farmaci aveva rimpiazzato gradualmente e senza provocare effetti collaterali i linfociti malati con cellule nuove e perfettamente funzionanti, anche se, in un primo momento, non era riuscita a prevenire un’iniziale ricarica del virus. “Risulta evidente – ha osservato Iart Luca Shytaj, collaboratore di Savarino e primo autore dell’articolo – come una branca specifica del sistema immunitario venga stimolata dall’aggiunta di Bso al cocktail di farmaci e possa eventualmente mimare un’autovaccinazione contro il virus. Monitorando i macachi, ben presto abbiamo potuto constatare che le nuove cellule immuni respingevano con forza il virus, riportando così le scimmie in perfetta salute”.

La scoperta degli effetti del THC ha però tutto un altro eco. Non solo perché si continua a scoprire quanto la cannabis possa essere utile per una svariata tipologia di patologie, piuttosto perché in questo modo, i 33 milioni di pazienti infetti dal virus potrebbero fare a meno di assumere quella combinazione di farmaci che da sempre ha rappresentato un calvario nel loro percorso di recupero.



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