Salute

Morbo di Alzheimer: la vitamina b può aiutare a prevenire

Ingerire ogni giorno una pillola di vitamina B potrebbe aiutare a prevenire il morbo di Alzheimer: sembra aiuti a ritardare gli effetti della malattia, soprattutto la progressiva perdita di memoria, facendone sopraggiungere la definitiva scomparsa in età molto avanzata. Uno studio della Oxford University, presentato in occasione del British Science Festival,ha dimostrato come l’assunzione di […]


Ingerire ogni giorno una pillola di vitamina B potrebbe aiutare a prevenire il morbo di Alzheimer: sembra aiuti a ritardare gli effetti della malattia, soprattutto la progressiva perdita di memoria, facendone sopraggiungere la definitiva scomparsa in età molto avanzata. Uno studio della Oxford University, presentato in occasione del British Science Festival,ha dimostrato come l’assunzione di vitamina B sia in grado di diminuire il declino della memoria del 70% in alcune persone anziane. Ma non solo. Gli studiosi hanno rilevato che le pillole di vitamina D e di acido folico dimezzano il tasso di riduzione del volume cerebrale in alcuni pazienti. “Tra i 40 e i 50 anni d’età – ha detto Celeste de Jager, che ha coordinato lo studio – si verificano molti cambiamenti a livello cerebrale prima di arrivare ai sintomi clinici. Nella mezza eta’ la gente dovrebbe cominciare a pensare ai loro livelli di vitamina”. Naturalmente, specificano i ricercatori, prima di assumere integratori bisogna sempre consultare il proprio medico, poiché si l’errata assunzione potrebbe provocare degli effetti  negativi, come l’insorgenza di un cancro. Il medico poi, prima di prescrivere gli integratori dovrebbe controllare i livelli di B12 e di acido folico, tramite l’analisi del sangue. Per ottenere questi risultati i ricercatori hanno controllato 270 persone di 70 anni di età che soffrono di vuoti di memoria, meglio noti come “lieve decadimento cognitivo”. Il nemico da colpire, secondo gli scienziati, e’ un composto che si trova nel sangue e che si chiama “omocisteina”, prodotto naturalmente dal corpo e che raggiunge i livelli più alti in età avanzata. L’omocisteina danneggia il rivestimento dei vasi sanguigni e porta a un restringimento del cervello, provocando un aumento del rischio di sviluppare l’Alzheimer, l’ictus e le malattie cardiache.   Alla metà delle persone che hanno partecipato allo studio i ricercatori hanno somministrato pillole contenenti dosi estremamente elevate di vitamina B6, B12 e acido folico, collegati a livelli più bassi di omocisteina nel sangue. All’altra metà del campione e’ invece stato dato del placebo. Durante lo studio ai pazienti e’ stato chiesto di svolgere un semplice compito di memoria verbale, in cui hanno dovuto imparare una lista di 12 parole da ripetere 20 minuti dopo. Dopo il primo anno di studio, quelli con i più alti livelli di omocisteina hanno avuto il 70 per cento di probabilità in più di dare una risposta corretta. Ma i medici sostengono che per avere la completa certezza della validità della cura, servono ulteriori ricerche.



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