News spettacolo

Il monologo di Chiara Francini a Sanremo 2023: il testo completo. “Le donne di merd* che non hanno figli”

Toccante, crudo, veritiero, emozionante: il monologo di Chiara Francini lascia il segno sul palco di Sanremo 2023 peccato sia andato in onda a notte fonda

chiara francini sanremo 2023

Che peccato aver dovuto aspettare quasi le due di notte per ascoltare il monologo di Chiara Francini, una donna di spettacolo che ieri sera, il palco dell’Ariston se l’è mangiato. Certo anche lei era molto emozionata, certo anche lei ha sentito come le sue colleghe il peso di chi si aspetta che le donne a Sanremo debbano dire cose intelligenti, al posto degli uomini, che sono lì a far ridere invece…E’ arrivato un po’ tardi il monologo di Chiara Francini ma ha lasciato il segno. Senza dubbio la cosa più interessante che abbiamo ascoltato su quel palco ( canzoni a parte). E’ una lettera che racconta una parte della sua storia. Chiara Francini non aveva fatto trapelare molto durante la conferenza stampa. Ma poi ieri sera su quel palco, ha conquistato tutti. Lo ha fatto con una lettera al figlio che non ha mai avuto, parlando di tutte quelle donne che come lei, non hanno dei figli. E per molti, sono donne di merd*.

Arriva un momento della vita in cui è chiaro che sei diventato grande: quando hai un figlio.
Ora, io un figlio non ce l’ho, però credo sia una cosa dopo la quale non c’è dubbio non potrai più essere più giovane come lo eri a sedici anni, col motorino, la discoteca e il liceo. E c’è un momento in cui tutti intorno a te cominciano a figliare. È una valanga. Ma… inizia sempre da una che lo sapevi sarebbe diventata mamma prima di tutte. Nel mio caso, la Lucia
” è iniziato con queste parole il monologo che Chiara ha portato sul palco di Sanremo 2023 nella serata del 10 febbraio 2023.

Il monologo di Chiara Francini a Sanremo 2023: il testo completo

L’attrice ha continuato: “C’è stato un giorno, qualche anno dopo il liceo, che la Lucia mi ha chiesto di vederci. Eravamo sedute al bar della piscina, lei era tutta emozionata e a un certo punto, con una faccia che non le avevo mai visto mi fa: “ODDIOOOOO!!! Finalmente te lo posso dire! Sono incinta!”Incinta.

E poi: “Quando qualcuno ti dice che è incinta e tu non lo sei mai stata, non sai mai che faccia fare.
Quando qualcuna ti dice che è incinta e tu non lo sei mai stata c’è come qualcosa che ti esplode dentro.
Un buco che ti si apre, in mezzo agli organi vitali, una specie di paura, stordimento, e, mentre accade tutto questo, tu devi festeggiare, perché la gente incinta è violenta e vuole solo essere festeggiata.
E non c’è spazio per la tua paura, per la tua solitudine. Tu devi festeggiare. Come l’albero di Natale che tengo acceso tutto l’anno in salotto, un albero di Natale assolutamente insensato che continua ad accendere le sue lucine, anche a luglio, fuori tempo massimo.
Una festa continua senza nessuna natività. E io ho festeggiato.

Il monologo continua così : ““Ma Lucia, ma è stupendo!” … E poi, non sapere più cosa dire.
E quello era solo l’inizio, perché di lì a poco mi pareva che tutti intorno a me avessero avuto, stessero avendo o avrebbero avuto un figlio.
Passeggini, passeggini ovunque.
Un esercito di donne coi capelli corti e uomini stempiati con la panza che spingono passeggini con dentro neonati mostruosi e pieni di amore.

Le amare parole di Chiara Francini: “E io, io che continuavo a fare le mie cose sempre meglio, sempre guadagnandoci di più, con sempre più persone che mi guardavano e mi amavano. E poi. E poi a un certo punto io mi sono accorta che il tempo passava e che se non mi sbrigavo io, forse, un figlio non lo avrei mai avuto. E se anche mi sbrigavo, poi, non era mica detto. Perché anche quando ti decidi che è il momento giusto poi, magari, il corpo ti fa il dito medio e tu, allora, rimani col dubbio di aver sbagliato, di aver aspettato troppo, di essere una fallita.
La parte più difficile di fare un figlio è immaginarlo. Immaginarsi come sarà.

Il pensiero di milioni di donne nelle parole che Chiara Francini ha scelto per il suo monologo: “E se non mi sta simpatico? E se poi non condivido niente di quello che fa nella sua vita?
E se viene troppo diverso da me? Nel mio caso certo che verrà diverso da me!
Ma come faccio con te, bambino? Ancora non ti conosco, ancora non so nemmeno se nasci, se ci riesco a farti nascere, che già non ci capiamo. Essere figlio di una madre come me ti causerà solo dei problemi. Se sarai maschio io so e, quasi spero, che sarai gay e t’amerò così tanto. Però forse preferirei non lo fossi, perché sarà più difficile e io vorrei che per te fosse facile.

Le parole per quel figlio che non ha mai avuto: “Vienimi su brillante, con la battuta pronta. Odia, odia, odia ciò che si deve odiare, il male, l’ingiustizia, perché è con quell’odio che si fanno le cose.
Non è vero che si fanno con l’amore.
Sì, con l’amore si fanno delle cose, ma il grosso si fa con quell’odio lì.
Profondo, viscerale, instancabile.
Non essere, ti prego, una di quelle creature indifese, troppo buone. Perché poi dovrei cercare di difenderti tutto il tempo.
E c’è il rischio che tu venga su meno capace di guardare, di camminare. Io vorrei fare come mia madre che non mi ha mai preso nel suo lettone. Piangerai nel tuo letto. Spero di avere la forza di lasciarti piangere. Non devo essere debole.

Le donne di merd*: “Ma lo vedi come parlo? Sembra che tutto dipenda da me, come se tu non esistessi già da prima di esistere. Io da qualche parte penso di essere una donna di merda perché non so cucinare, perché non mi sono sposata e perché non ho avuto figli. Razionalmente so che va bene così, ma da qualche parte, dentro di me, c’è questa voce, esiste, e io, alla fine, penso che abbia ragione lei, che io sia sbagliata. E io già lo so, bambino, tu mi porterai via tutta la creatività, la luce, resterai solo tu al centro della scena e io sarò una semplice comparsa e poi diventerò grande e poi vecchia e non potrò più fare finta che il tempo non stia passando, perché ci sarai sempre tu, lì, a ricordarmi in ogni momento che la mia gioventù è finita. E penso che mi renderai così felice, che poi non potrai mai rendermi davvero così felice, perché è così che funzionano le cose della vita: non sono mai come te le eri aspettate.
E io ti aspetto e ti desidero così tanto che sarai per forza una delusione.

E poi ha concluso con queste parole: “Ma come parlo…? Ma che madre sono? Non sono una madre, intanto… Da dove mi viene tutto questo? Quanto mi è costato diventare come sono? Quanto costerà a te? E in mezzo a tutto questo bisogno di arrivare, in mezzo a tutta questa rabbia, a questo amore, io, ora, non so dove metterti. O, forse, sei proprio tu che non vuoi venire da me, perché credi che io mi sia dimenticata di te, che io mi sia dimenticata della vita. Perché avevo troppo da fare. Ma io volevo solo essere brava, io volevo solo essere preparata, io volevo che tu fossi fiero di me. Anche se ancora non ci sei. Forse, perché ci sei sempre stato.

Seguici

Seguici su

Google News Logo
Ricevi le nostre notizie da Google News

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.