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Caso Emanuela Orlandi, secondo il fratello Papa Wojtyla sapeva tutto

Sono passati ormai 28 anni dal giorno in cui sparì Emanuela Orlandi, il lontano 22 Giugno del 1983. Il fratello di Emanuela non si è mai dato pace per la sua scomparsa, e nel suo primo libro “Mia sorella Emanuela“, scritto in collaborazione con il giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Peronaci, rilascia delle dichiarazioni […]



Sono passati ormai 28 anni dal giorno in cui sparì Emanuela Orlandi, il lontano 22 Giugno del 1983. Il fratello di Emanuela non si è mai dato pace per la sua scomparsa, e nel suo primo libro “Mia sorella Emanuela“, scritto in collaborazione con il giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Peronaci, rilascia delle dichiarazioni che per molti saranno definite “scandalose”. Ad ogni modo si tratta di rivelazioni scottanti circa il rapimento della sorella Emanuela.

Pietro Orlandi, così si chiama il fratello di Emanuela, dice di sapere chi ha rapito la sorella in un’intervista a Vanity Fair. Secondo Pietro, è un sistema, un intreccio di poteri che collegano il sequestro all’attentato a Wojtyla, nel senso che i mandanti volevano condizionare in qualche modo la volontà del Papa.
Il libro uscirà il prossimo 13 maggio, anche questa data non è per niente casuale: il 13 maggio 2011 ricorreranno i trent’anni dall’attentato a Giovanni Paolo II. Il volume ripercorrerà la tragica sparizione di Emanuela rapita il 22 giugno 1983 e mai più ritrovata.

Nell’intervista a Vanity Fair il fratello di Emanuela Orlandi spiega che Agca, l’attentatore di Piazza San Pietro, gli ha assicurato in una lettera che Emanuela è viva e sta bene. Lui aggiunge che  spera sia così e che, questa menzogna arrivi presto alla fine. Il fratello di Emanuela parla così di Papa Woytila: «Wojtyla è stato molto vicino, anche personalmente, alla mia famiglia, e questo ci è stato di grande conforto. A differenza di Agca, però, io sono convinto che sapesse. Il 27 luglio, quando convocò i miei in Vaticano, Giovanni Paolo II, in lacrime, parlò per la prima volta di ‘un’organizzazione terroristica’. E alla vigilia del Natale 1983, quando venne a casa nostra per portarci un regalo e gli auguri, si mostrò fin troppo chiaro. Ho ancora nelle orecchie la sua voce, le sue parole: ‘Cari Orlandi, voi sapete che esistono due tipi di terrorismo, uno nazionale e uno internazionale. La vostra vicenda è un caso di terrorismo internazionale’. Disse proprio così, come se avesse delle prove. Ed era il massimo rappresentante della verità in terra che, in quel momento, condivideva con noi il nostro dramma. Il Papa non si può esporre in questo modo se non sa».

Conclude affermando che aspetta solo che il Vaticano sgretoli il suo muro di gomma e che chi sa si faccia vivo e assuma le sue responsabilità.

Sm



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