News e Cronaca

Rovigo, poliziotto adescava ragazzine con sms hot

A Rovigo un poliziotto 32enne mandava sms "hot" a circa 30 ragazzine, chiedendo foto a luci rosse e contatti di altre amiche: preso.


Rovigo-Ci troviamo ancora una volta di fronte a un caso di pedofilia. Questa volta il protagonista però è un poliziotto, proprio lui che dovrebbe vigilare che queste cose non accadano e proteggere le ragazzine che potrebbero essere adescate. Ma la storia che vi raccontiamo si svolge un po’ diversamente. Il poliziotto in questione, M.T., 32 enne di Rovigo, si fingeva un coetaneo ed inviava sms a circa una trentina di ragazze, tra i 13 e 18 anni. Gli sms, quasi inutile dirlo, erano ad alto contenuto erotico. C’è da dire che l’uomo era stato già una volta sospeso dal servizio per atti sessuali con minorenne. Questa volta il poliziotto chiedeva solo foto “hot”. Con una 15enne è anche riuscito ad avere una relazione, che la ragazzina ha poi deciso di troncare sentendosi rispondere che avrebbero potuto continuare a fare sesso a pagamento. Ecco le ultime notizie.Adesso il poliziotto 32enne si ritrova con un procedimento a carico per molestie, violenza privata, materiale pornografico ottenuto mediante sfruttamento minorile, minacce e induzione alla prostituzione. Sarà il giudice Carlo Negri a decidere quale sarà la pena per lui. Il giudice ha fissato l’udienza preliminare al 9 marzo. Dalle indagini del pm Sabrina Duò, il giovane avrebbe cominciato a bombardare di sms circa 28 ragazzine, chiedendo di volta in volta foto esplicite e numeri di telefono di altre amiche sotto minaccia di pubblicazione delle foto osé su internet. Sarebbero stati alcuni genitori, allarmati, a portare la vicenda in Procura, dopo aver letto quei messaggi spinti sui telefonini delle figlie. Così l’ex agente, condannato nel marzo 2011 a cinque anni di reclusione per atti sessuali con una bambina dodicenne, si ritrova ora ad affrontare una serie di accuse piuttosto pesanti. Il suo avvocato, Palmiro Franco Tosini, ha dichiarato: «Qualche sms c’è stato ma gran parte dell’impianto accusatorio credo sia frutto di fantasie adolescenziali. Querele non ce ne sono state. Manca quindi la procedibilità dell’azione. Al di là del rinvio a giudizio, che in questi casi è quasi d’obbligo, confido sul buon esito della vicenda».



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