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La verità sul processo Jackson: quello che i media non hanno mai detto

Un approfondimento sul processo Jackson: ecco quello che i media non hanno mai voluto dire


Prima delle vacanze abbiamo dedicato un approfondimento al processo Jackson. Oggi grazie all’aiuto di una nostra lettrice appassionata delle vicende della star americana, vi proponiamo un nuovo approfondimento continuando a parlare di quello che successe in occasione del processo. Ci sarebbero delle testimonianze poco famose che dimostrerebbero come una verità completamente diversa da quella che i media hanno sempre voluto portare avanti. Non aggiungiamo altro e vi lasciamo a questo approfondimento che reputiamo essere davvero molto interessante. Ci teniamo a precisare che quanto segue rispecchia l’idea di una nostra lettrice che ha voluto occuparsi personalmente di questa vicenda.

LA VERITA’ SUL PROCESSO JACKSON: QUELLO CHE I MEDIA NON HANNO MAI DETTO. (Parte seconda – altre testimonianze rilevanti)

M.Bashir : sul banco dei testimoni si rifiutò di rispondere alle domande appellandosi alla Legge-Scudo della California, secondo la quale i reporter non possono essere obbligati a testimoniare su elementi che apprendono mentre stanno lavorando ad una notizia, ma il ?documentario? ?Living with MJ? venne proiettato in aula: http://it.wikipedia.org/wiki/Living_with_Michael_Jackson )
In aula venne trasmesso anche il filmato ?Take two?; le riprese furono effettuate in contemporanea al ?documentario? di Bashir dalle telecamere di Michael Jackson e attraverso questo video la superstar riuscì a dimostrare la volontà di Bashir di diffamarlo: http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=158:take-two&catid=35:articoli-verita-sulla-vita&Itemid=60
Ann Kite :fu chiamata a deporre dal procuratore per l’accusa di associazione a delinquere; voleva far credere di far parte del team di “salvataggio” del cantante, costituito dopo la messa in onda del documentario di Bashir; dichiarò che adassumerla fu il suio ex, Le Grand (*), un avvocato che stava indagando per conto di MJ verso alcuni soci che temeva lo stessero derubando, il quale fu licenziato quasi subito per “contenimeto danni”; grazie a lui le furono anticipati 10.000 dollari della sua paga che sarebbe ammontata, a 20.000 dollari al mese; ma durante il controinterrogatoro si scoprì che la donna non ebbe mai contatti con la star, che si occupò del caso solo per 7 giorni e che in realtà lei era il presidente di una società che si occupava di far approvare leggi riguardo alla diffusione di segnali audio-video in internet. Interrogata dal procuratore, sostenne che Le Grand le disse che ad un certo punto gli Arvizo furono ricondotti a Neverland e che il team di Jackson avesse un piano per screditarli. Invece durante il contointerrogatorio della difesa, quando Mesereau parlò della dichiarazione della Kite alla polizia, vennero alla luce dei particolari inquietanti circa il suddetto team: le persone che avrebbero dovuto “aiutare” MJ durante il “periodo di crisi”in realtà erano dei poco di buono, opportunisti; il gruppo era composto da Ronald Konitzer, Marc Shaffel e Mark Geragos; quest’ultimo, un avvocato penalista, prendeva ogni decisione; emerse che Konitzer aveva la procura per agire per conto e in nome di MJ e l’aveva usata per appropriarsi illecitamente di 980.000dollari del cantante, secondo quanto le fu riferito da Le Grand; alla polizia disse che non era sicura che MJ fosse al corrente dell’accaduto perchè lei non aveva contatti con la star. Tuttavia ebbe l’impressione che lui non sapesse niente e dichiarò che ad un certo punto era così preoccupata per ciò che stava succedendo intorno a Michael che contattò il fratello, Jermaine Jackson; in seguito a questo, la procura a Konitzer fu revocata. Chiese pure a Le Grand di indagare su Konitzer e Schaffel, in quanto dubitava di loro. La Kite dichiarò che trattandosi di MJ e della mole di soldi che gli giravano attorno, non era facile sapere chi fosse leale con chi; lei non si fidava di nessuno di quel team. La testimonianzadella Kite si ritorse contro l’accusa: MJ apparve vulnerabile agli occhi della giuria,la quale si rese conto che la star poco sapeva riguardo a chi lo gestiva e che cosa queste persone facessero.
Anthony Urquizo : presentato dall’accusa come “specializzato in abusi su minore”, in realtà emerse che la sua esperienza derivava esclusivamente dalla lettura di libri e non da contatti reali con vittime di abuso sessuale: compiva solo studi teorci per cui non fu ritenuto un testimone attendibile.
Bob Jones: ” amico e socio” di Michael, dopo il suo licenziamento nel 2004, decise di scrivere un libro “Michael Jackson,l’uomo dietro la maschera” con l’obiettivo d’infangare ulteriormente la pop star. Durante la sua testimonianza per l’accusa, saltò fuori una mail presumibilmente scritta dallo stesso Jones, sulla quale era riportato che MJ avrebbe leccato i capelli a Jordan Chandler durante la cerimonia dei World Music Awards,negli anni novanta, ma sul banco dei testimoni lui non si ricordò di averla scritta. Agli osservatori in aula apparve una cosa ridicola e inverosimile; quando più tardi Janet Arvizo dichiarò che MJ aveva leccato i capelli del figlio sull’aereo che li riportava da Miami a Los Angeles, molti notarono la strana coincidenza e si chiesero se la donna fosse, in qualche modo, venuta a conoscenza di quella mail; ricordiamo che in seguito la Arvizo ritrattò. Mesereau, durante il controinterrogatorio, ricordò a Jones che durante il colloquio con la polizia aveva negato tassativamente di aver assisitito a quell’episodio. Dalla descrizione di Jones circa il comportamento di Jackson durante la cerimonia dei Words Music Awards, era chiaro che il cantante trattava i Chandler come se fossero membri della sua famiglia.
Stacy Brown: co-autore del libro di Jones, testimoniò che quest’ultimo gli avrebbe raccontato dell’episodio dei capelli leccati: durante la sua testimonianza gli osservatori in aula scuotevano la testa e quasi ridevano sentendo queste parole, anche perchè Chandler non depose mai e Gavin Arvizo non parlò mai di questo presunto fatto durante la sua deposizione. Quando gli fu chiesto come fosse nata l’idea del libro, Brown affermò che Jones aveva problemi finanziari.
Debbie Rowe: ex-moglie di MJ, aveva rinunciato ai suoi diritti genitoriali sui due figli, Prince e Paris, avuti dalla superstar, ma nel 2004 ebbe un ripensamento e fece causa per ottenere la custodia dei due bambini. Salì sul banco dei testimoni come testimone dell’accusa: aveva collaborato col procuratore in quanto gli permise di registrare le telofonate che lei stessa faceva al team di MJ. Sneddon sperava che da queste potesse emergere qualcosa circa il possibile coinvolgimento diretto di MJ per la registrazione del video di confutazione. La testimonianza della Rowe in aula, in realtà, favorì la difesa. Quando fu interrogata dall’assistente del procuratore affermò senza alcuna esitazione che durante il suddetto video non stava recitando nessun copione, che le sue risposte erano sincere e che non era stata pagata per le sue dichiarazioni. Dichiarò che era stata felice di rispondere a domande a favore di Michael e che sperava di ristabilire un rapporto con lui. Le domande della difesa si concentrarono sui “correi non indiziati” che circondavano MJ: M.Shaffel, D.Weisner e Konitzer. Lei disse che ebbe l’impressione, riguardo al video, che avessero agito all’insaputa della star. Confermò quanto detto agli sceriffi e cioè che Shaffel, Weisner e Konitzer stessero manipolando MJ e si stessero approfittando di lui; dichiarò che i tre stavano in tutti i modi cercando di trarre profitto dal nome Jackson: era a conoscenza che volevano creare aziende in America e in Europa con il nome della pop star, ma lei non era convinta che MJ fosse a conoscenza di tutto ciò. Ribadì che altre volte aveva assistito a comportamenti del genere da parte dei “gestori” dell’artista. “Per quel che ne so io, lui non controlla chi gestisce gli affari. Prendono loro tutte le decisioni e a volte non lo consultano neanche” spiegò la Rowe. Testimoiò che ad un certo punto scoprì che Shaffel stava cercando di ottenere milioni di dollari dal filmato della sua intervista. Inoltre dichiarò che l’uomo si vantava di come era riuscito a sfruttare certe oppotunità. Mesereau: ” Non ha mai avuto l’impressione che Schaffel non fornisse a Jackson le informazioni complete di ciò che succedeva?”Rowe:”Era come tutti quelli che stavano intorno al signor Jackson. Sì. Non gli diceva tutto. Definì i soci di MJ “bugiardi” ed era arrabbiata verso di loro, per come si approfittavano di lui. “Attraverso gli occhi di Debbie, il pubblico in aula vide che Michael poteva fidarsi di pochissime persone. Persino i suoi consulenti più intini, quelli che stavano cercando di “salvarlo” , speravano di trarre profitti dal nome della superstar.” (A.J.) Mesereau: ” Shaffel, Dieter e Konitzer le dissero che avrebbero fatto parecchi soldi grazie ai problemi sollevati dal documetario di Bashir?” Rowe:” Dissero che avrebbero risolto il problema e si vantavano di averci fatto dei soldi.” Mesereau:” E questo la infastidì?” Rowe:” Sì.” Definì i soci di MJ “avvoltoi opportunisti”e dichiarò che il loro atteggiamento la irritava. “Sentendola parlare, il pubblico in aula si rese conto di come fosse facile manipolare Michael Jackson. In qualche modo, negli anni, la superstar era diventata completamente vulnerabile.”(A.J.) In precedenza era emerso che MJ aveva dato ai suoi soci la procura per firmare ogni cosa:la giuria rimase scioccata da questa rivelazione.La Rowe disse pure che MJ era un buon padre e un uomo di famiglia.
J.D.O’Brian: revisore dei conti, fu chiamato dall”accusa sul banco dei testimoni per provare che MJ era in bancarotta: se il procuratore fosse riuscito a dimostrare questo, avrebbe potuto trovare una giustificazione per l’accusa di associazione a delinquere. Il commercialista aveva preso in esame alcuni documenti riguardanti l’impero finanziario di Jackson: mostrò una serie di grafici e tabelle per delucidare la giuria circa le presunte entrate e uscite del patrimonio del cantante, i suoi presunti debiti e il valore dei suoi beni tangibili. Secondo O’Brian se MJ avesse provato a vendere una quota dei suoi beni, come per esempio il catalogo Sony/ATV, del quale era comproprietario con Sony Music, avrebbe poi dovuto pagare delle pesanti tasse e sarebbe rimasto senza niente. Però durante l’interrogatorio della difesa emerse che le sue conoscenze circa l’impero finanziario della pop star erano solo approssimative: non sapeva l’esatto valore del catalogo Sony/ATV e quali canzoni comprendeva; la difesa dimostrò che nel 2003 ammontava a un miliardo di dollari: MJ avrebbe potuto offrirlo in garanzia per ottenere un prestito ed estinguere i suoi debiti, pagando anche le imposte, se avesse voluto; nel 2005 il valore raggiunto oscillava tra i quattro e i cinque miliardi di dollari. Il commercialista non era a conoscenza, inoltre, che al cantante erano stati offerti,nel 2002, cento milioni di dollari per un tour internazionale. Disse che il suo compito era quello di farsi solo un’opinione. Dopo varie domande di Mesereu, il revisore fu costretto ad ammettere di non sapere molto dell’industria musicale, disse che non aveva idea di quali opportunità MJ potesse avere riguardo a sue possbili entrate, e che per quanto ne sapeva, MJ non era mai andato in banca rotta. Ammise che una personalità del calibro di MJ avrebbe potuto risolvere i suoi problemi di liquidità in un giorno. La teoria del procuratore secondo la quale il cantante avrebbe commesso il reato di associazione a delinquere crollò miseramente.
(Fonte: “Michael Jackson – ? Il complotto” ? di A.Jones)
D.Le Grand: come detto precedentemente, fu assunto per indagare su alcuni soci di MJ verso i quali il cantante nutriva forti sospetti riguardo al fatto che lo stessero derubando; Le Grand si servì dell’agenzia investigativa ?Interfor?; durante il processo, quest’ultima scoprì una stretta relazione d’affari tra J.Branca, legale di MJ e Tommy Mottola, l’ex-presidente della Sony Records, soprattutto per quel che riguardava gli affari di MJ. Interfor comincio’ ad investigare sul flusso di soldi da Jackson attraverso Mottola e Branca che andavano a finire in conti fittizi nei Caraibi:
“Interfor crede che, a questo punto nelle investigazioni, se avessimo più tempo e un budget adeguato avremmo modo di sviluppare un’intelligence che andrebbe a scoprire un piano studiato per far crollare l’impero di Michael Jackson architettato da Mottola e Branca girando soldi su conti fittizi.
Interfor Inc.”
(Fonte: http://www.thewrap.com/media/article/secret-report-got-branca-fired-22850?page=0,0. )

Perchè Michael Jackson è stato processato nonostante non ci fosse nessuna prova riguardo ai reati di cui veniva accusato?http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=170:le-indagini-chiariscono-da-subito-la-posizione-di-mj&catid=35:articoli-verita-sulla-vita&Itemid=60
Sicuramente per l’avidità e la perfidia degli Arvizo, ma anche per altre motivazioni: c’è chi sosteneva la teoria di un complotto, Michael Jackson compreso, che avrebbe visto coinvolta la Sony per la questione del Catalogo dei Beatles, che vale ancor oggi miliardi di dollari e che lo vedeva come proprietario al 50 per cento; dal libro della Jones: “Era convinto che l’ex-presidente della Sony Records, Tommy Mottola, e altri dirigenti, insieme con il procuratore distrettuale Tom Sneddon, fossero i principali attori della congiura contro di lui… Durante una trasmissione radiofonica con il Reverendo Jesse Jackson, appena il Reverendo tentava di avere delle informazioni sui problemi che circondavano la Sony e la pop star, Michael aveva chiaramente paura di affrontare l’argomento. Una cosa sola affermò riguardo il catalogo Sony/ATV: – Ha molto valore. Vale moltissimi soldi. E c’è una grande lotta in corso in questo momento. Non posso fare commenti. C’è una grande cospirazione. Dico solo questo.- … Tom Mesereau, il difensore di Michael Jackson, rimase neutrale sulla questione. Sebbene Mesereau non avesse prove per avvalorare la teoria di Jackson di un complotto collettivo, concordava sul fatto che una “cospirazione subconscia” tra la Sony ed il procuratore distrettuale di Santa Barbara sarebbe potuta esistere: – Quello che Michael ha detto a proposito di un complotto ha una logica… Se Michael fosse in prigione come potrebbe difendere la proprietà del catalogo?” Oppure era diventata un’ossessione per Sneddon, il procuratore, incriminarlo? Molti in aula ebbero questa impressione, tra cui i giurati, come alcuni di loro testimoniarono successivamente:http://www.youtube.com/watch?v=wV9eDZy5JrA&feature=autoplay&list=ULzqLE70FbLl8&lf=mfu_in_order&playnext=1 (Video estratto da ?True Crime? di A.Jones: http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=160:true-crime&catid=35:articoli-verita-sulla-vita&Itemid=60 . Poi c’è la questione razziale: il cantante iniziò ad essere perseguitato quando iniziò ad avere più successo di qualsiasi altro bianco: ?Spesso confronto Jackson con Jack Johnson, il primo campione nero di boxe della categoria pesi massimi. Il trattamento di Johnson da parte dei media è stato indiscutibilmente razzista, e il trattamento di Jackson da parte dei media è stato incontestabilmente simile; insulti, citazioni errate dilaganti, racconti fasulli, cartoni animati dispregiativi, copertura prevenuta delle accuse penali – e così via. ? C.Thomson. http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=264:intervista-al-giornalista-charles-thomson-su-mj-11-maggio-2010&catid=35:articoli-verita-sulla-vita&Itemid=60
Possono anche essere tutti questi aspetti messi insieme ad aver causato la caccia alle streghe.

Articoli correlati:
http://www.truth4mj.it/mj/index.php?option=com_content&view=article&id=75:i-file-fbi-rivelano-il-tentativo-di-dimostrare-la-colpevolezza-di-jackson-con-la-legge-razzista&catid=35:articoli-verita-sulla-vita&Itemid=60
I files dell’FBI dai quali già nel 2003 emerse che dopo accurate indagini MJ era stato prosciolto da ogni accusa perchè i fatti non sussistevano:
(traduzioni)
http://www.neteditor.it/content/196834/mj-traduzione-dei-file-dellfbihttp://www.neteditor.it/content/196838/mj-traduzione-ii-iii-e-iv-file-fbihttp://www.neteditor.it/content/196923/mj-traduzione-v-vi-vii-file-fbi



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3 responses to “La verità sul processo Jackson: quello che i media non hanno mai detto

  1. Vorrei fare una precisazione: ciò che è riportato nell’articolo non esprime un’idea di chi l’ha scritto, ma racconta ciò che è successo veramente durante il processo Jackson, nel 2005. I transcripts sono visibili sul web e riportati nel libro di cui si parla nell’articolo, perciò tutto è facilmente verificabile ormai.

  2. Non mi pare essere soltanto un’idea…credo che si stia parlando di verità con tanto di documentazione. Quello che Laura ha fatto è mostrare la verità con documenti al contrario di quanto comunemente si faccia ormai da anni, ossia parlare e scrivere SENZA documentarsi! E’ vergognoso leggere articoli su giornali e sul web che condannano un uomo senza un valido motivo per farlo. Ci sono delle testimonianze VERE, dei fatti che dimostrano l’innocenza di Michael Jackson e che la gente continua a rifiutare per il semplice gusto di volerlo ancora condannare! La cattiveria e l’invidia non ha confini ed il successo ha un prezzo!!

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