News e Cronaca

Melissa Bassi, parla la prima vittima di Vantaggiato

A Quarto Grado parla Cosimo Parato, prima vittima dell'attentatore Vantaggiato: "Voleva colpire me".


Ieri a Quarto Grado si è tornati a parlare di quello che ormai è conosciuto come “l’attentato di Brindisi”, stiamo parlando della bomba esplosa davanti alla scuola Morvillo-Falcone, a causa della quale ha perso la vita Melissa Bassi e sono rimaste ferite molte altre sue compagne di scuola. Secondo le ultime notizie che arrivano dalle indagini, tutt’ora in corso, gli inquirenti ipotizzano che l’attentatore Giovanni Vantaggiato, avrebbe agito assieme ad un suo complice. Quello che ci si è chiesti in studio, sulle poltrone di Quarto Grado, è stato: “Possibile che nessuno dei parenti e amici si sia accorto dei suoi movimenti sospetti?” Barbara Palombelli ha sottolineato come è strano che nemmeno la moglie di Vantaggiato abbia mai capito nulla, di tutto ciò che premeditava. La prima vittima di Giovanni Vantaggiato è Cosimo Parato, che ha rilasciato un’intervista esclusiva a Quarto Grado.

Riportiamo la testimonianza di Parato:  “Vantaggiato ed io in sostanza andavamo a consegnare il gasolio; invece di scaricare 5000 litri, se ne scaricavano 3000. Il resto lo vendeva a persone senza fattura. Dicono che Vantaggiato ce l’avesse con me per un ammanco di soldi, ma erano poche migliaia di euro. Credo invece che non volesse che io parlassi di tutto quello che combinava. Mi ha pedinato e faceva dei sopralluoghi insieme alla moglie in auto. Io li avevo anche visti e avevo fatto denuncia all’epoca. In un’occasione Vantaggiato venne nel mio garage, all’interno dell’abitazione. Me ne sono accorto perché aveva parcheggiato dove di solito mettevo io la macchina. Ho guardato dentro e lui si era addormentato. Appena gli ho detto che cosa ci facesse, lì si è spaventato e ha messo subito in moto”. E poi le parole scioccanti, quelle che parlano dell’attentato subito da Vantaggiato: “Per quattro cinque giorni ho visto una bicicletta sempre parcheggiata davanti alla mia palazzina. Stava vicino alla mia porta di casa; dopo alcuni giorni è sparita e l’ho rivista la mattina del mio attentato in un altro posto: dove sapeva che dovevo per forza uscire, aveva studiato tutto. La mattina dell’attentato ricordo che mia moglie mi disse: “hai visto che l’hanno spostata la bicicletta, ma di chi è? Il tempo di guardarla e di risponderle: “Ma che ne so,” poi il buio totale. Sul volto porto ancora i segni, ma sono quelli interni che mi fanno più male. La prima volta che sono venuti in sala di rianimazione ho indirizzato gli inquirenti a seguire la pista di Vantaggiato, ma non mi hanno creduto perché dicevano che facevo parte della criminalità organizzata……non era per niente vero. Non avevo credibilità. Se mi avessero creduto, una ragazza sarebbe viva e le altre non avrebbero quei segni”. Forse si poteva evitare davvero la tragedia?

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