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Pd, lite Renzi – Fassina: il viceministro si dimette. Il segretario: Mi dispiace

Fassina non ha digerito la frase sarcastica pronunciata ieri dal sindaco di Firenze, che dal canto suo spera "non si sia dimesso per una battuta, ma per motivazioni politiche"


Se l’elezione di Matteo Renzi alla segreteria del Partito Democratico prometteva di rappresentare un cambiamento fondamentale nella storia del partito di centrosinistra, in pochi probabilmente avrebbero pensato – e auspicato – che l’arrivo di Renzi alla guida del Pd causasse scossoni come quello di ieri, con le dimissioni “irrevocabili” del sottosegretario all’economia Stefano Fassina.
A causare quello che, a conti fatti, è stato molto più di un disguido è stata un’uscita poco felice del sindaco di Firenze che rispondendo a una domanda di un giornalista con un ‘carneadiano’ “Fassina chi?“. La frase è stata letta da Fassina non solo come una mancanza di rispetto a livello personale, ma soprattutto come una cosciente presa di distanza da parte del neosegretario dal governo Letta e, nello specifico, dal lavoro svolto dagli esponenti del Partito Democratico.
All’indomani del ‘fattaccio‘, che ha scatenato un’ondata di polemiche sui social network, Renzi ha commentato la decisione di Fassina, dicendosi dispiaciuto ma senza dare eccessivamente peso alla propria frase: “Meno di un mese fa tre milioni di italiani hanno chiesto al Pd coraggio, decisione, scelte forti” ha dichiarato il segretario del Partito Democratico. “Noi rispondiamo agli elettori del Pd, non alle sue correnti. Se il viceministro all’Economia – in questi tempi di crisi – si dimette per una battuta, mi dispiace per lui – ha proseguito il sindaco di Firenze -, se si dimette per motivi politici, grande rispetto: ce li spiegherà lui nel dettaglio alla direzione Pd già convocata per il prossimo 16 gennaio raccontandoci cosa pensa del governo, cosa pensa di aver fatto, dove pensa di aver fallito“.
Poi, sulla possibilità di un eventuale rimpasto di governo, Renzi ha dichiarato che non è una priorità “perché la preoccupazione del Pd sono gli italiani che non hanno un posto di lavoro, non i politici che si preoccupano di quale poltrona possa cambiare. Sono i problemi dell’Italia che interessano al mio Pd, non i problemi autoreferenziali del gruppo dirigente“.



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