Attualità Italiana

Crotone, arrestato Silvio Farao: boss della ‘ndrangheta, era latitante dal 2008

Dopo cinque anni, finisce la latitanza per Silvio Farao, esponente della 'ndrangheta di Cirò. L'uomo è stato condannato in primo e secondo grado all'ergastolo per l'omicidio di Mario Mirabile


La latitanza è finita per Silvio Farao, 66 anni ed esponente di spicco della ‘ndrangheta a Cirò, località in provincia di Crotone. L’uomo è stato arrestato mentre si trovava dento una villetta a Vascellaro. I militari dell’Arma dei Carabinieri lo hanno colto di sorpresa durante la notte. Farao era in compagnia di una coppia, arrestata anch’essa con l’accusa di favoreggiamento.
Le forze dell’ordine erano sulle tracce del boss della ‘ndrangheta dal novembre 2008, quando Farao lasciò gli arresti domiciliari che gli erano stati comminati in seguito a un altro periodo di latitanza (in quell’occasione gli venne imputata soltanto la violazione degli obblighi di sorveglianza speciale). Gia all’epoca sul capo di Farao pendeva una condanna in primo e secondo grado all’ergastolo, in quanto ritenuto responsabile dell’omicidio di Mario Mirabile, ucciso sul finire dell’agosto del ’90 nell’ambito di una guerra tra cosche ‘ndranghetiste. Per quei fatti erano stati condannati anche il fratello di Farao, Giuseppe (anche per lui la condanna è stata l’ergastolo), e Cataldo Marincola, a cui furono comminati 30 anni di carcere.
Stando a quanto emerso da ambienti vicini ai carabinieri, Farao, al momento dell’irruzione delle forze dell’ordine nella villetta di Vascellaro, non era armato e non ha opposto resistenza.
Il malavitoso risultava iscritto, fino a questa notte, nell’elenco dei latitanti più pericolosi d’Italia. Considerati i precedenti, per chi ha a cuore l’ordine e la sicurezza pubblica non rimane altro che sperare che, questa volta, per Farao, in attesa del giudizio definitivo, vengano predisposte misure di sorveglianza ben più specifiche, rispetto agli arresti domiciliari. Anche se, si sa, il detto parla chiaro: non c’è due senza tre. Ma speriamo di no.



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