Attualità Italiana

Reato di omicidio stradale per chi guida ubriaco o drogato

Arriva il reato di omicidio stradale. In caso di incidente mortale e guida sotto effetto di alcol o droghe, ci troviamo di fronte al reato di "omicidio stradale".


E’ arrivato uno dei momenti tanto attesi per chi ha perso un proprio caro in un incidente stradale, magari per colpa di un guidatore ubriaco che poi l’ha fatta franca. Adesso il ministro delle infrastrutture Corrado Passera fa sapere che vorrebbe inasprire le pene per chi guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o di alcool. L’iniziativa del ministro è stata avviata nel mese di giugno, attraverso un sito apposito. Da giugno fino ad oggi sono state raccolte oltre 57 mila firme. La presentazione dei dati è arrivata direttamente dal sindaco di Firenze Matteo Renzi, primo firmatario della proposta di legge.

Secondo le ultime notizie adesso il ministro Corrado Passera ha preso in esame il problema sostenendo che ci si trovi davanti a un tema “da approfondire”. Ecco di cosa si tratta. Si punta a  far passare le pene per chi uccide guidando sotto effetto di alcol o droga da 3-10 anni a un minimo di 8 a un massimo di 18 anni. Al momento, invece, è prevista solo la revoca temporanea del permesso di guida. Lo sanno bene i genitori o i parenti delle vittime della strada, che vengono uccise due volte: prima dal guidatore e poi dalla giustizia. Ma la situazione dovrebbe cambiare: ”La situazione attuale di sostanziale impunità di chi uccide alla guida non può essere tollerata’ – ha spiegato infatti il ministro Passera – ma in  merito al reato di omicidio stradale si rende opportuna una riflessione, sia in relazione ad una comparazione con quanto accade in ambito europeo – tenuto conto che un divieto assoluto di riconseguire la patente di guida, ovvero il divieto di circolazione alla guida di autoveicoli e motocicli sul territorio nazionale, appare unica nel suo genere in tutto il territorio UE e potrebbe risolversi in pregiudizio della libertà di circolazione  –  sia in relazione al puntuale criterio di delega che fa riferimento espresso ai “princìpi di  ragionevolezza, proporzionalità e non discriminazione nell’ambito dell’Unione europea”.



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