I marò tornano in Italia, ritirano i passaporti e partono
Le ultime notizie dall'India: i marò sono in attesa dei passaporti per rientrare per due settimane in Italia.
Tornano in Italia per il Natale Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò che si trovano ormai da dieci mesi in India. L’Alta Corte del Kerala ha infatti autorizzato i due nostri connazionali a fare rientro per le festività natalizie, e quindi a rimanere nel nostro Paese per due settimane. Questa mattina i due marò sono arrivati al tribunale di Kollam dove chiederanno al giudice che ha in mano il loro processo di avere il passaporto per poter partire. Da quello che si apprende i due, che sono stati accompagnati dall’ambasciatore d’Italia Giacomo Sanfelice e dal console generale a Mumbai, Giampaolo Cutillo, hanno trovato attenderli una folla di giornalisti e cameramen che hanno cercato in tutti i modi di avvicinarli. Una volta che i due marò avranno ritirato i documenti, si presenteranno all’Ufficio di registrazione degli stranieri (Frro) dove dovranno mostrare fra l’altro i titoli di viaggio di andata e ritorno.La stampa indiana ha parlato senza entusiasmo, come è prevedibile, della decisione dell’Alta Corte del Kerala, di mandare a casa per le festività natalizie i due marò italiani. Si parla, sui media locali, di “vacanze romane”. Il quotidiano The New Indian Express titola in prima che i giudici «hanno regalato ai marò una vacanza romana».
Più pacati i titoli di The Hindu («I marò possono andare a casa per due settimane, dice l’Alta Corte») e di The Times of India («Permesso ai marò di recarsi in Italia»). Il Ministro indiano degli Esteri indiano ha comunque chiesto rispetto per la decisione della Corte: lo riferisce l’agenzia di stampa indiana Ians.
L’atteggiamento indiano in questa storia, ha ribadito Khurshid, ministro degli esteri, “non è nè rigido ne morbido: se la Corte nella sua saggezza ha modificato alcune condizioni (della libertà dietro cauzione dei marò) – ha spiegato – ciò riguarda unicamente la relazione fra essa ed i richiedenti (…) e noi dobbiamo rispettarne il giudizio”.