Attualità Italiana

Le donne uccise nel 2012: un anno di cronaca nera

Le donne uccise nel 2012 sono tante, troppe: ripercorriamo un anno di cronaca, per ricordarle tutte.


L’anno che sta per concludersi è stato un anno da cancellare dal punto di vista della cronaca nera e dei femminicidi avvenuti nel nostro Paese. Sono tantissime le storie che vi abbiamo raccontato sul nostro sito, di donne uccise, violentate, torturate. Ci sono state storie che sono entrate prepotentemente nella nostra vita, grazie allo spazio che è stato loro riservato dai mezzi di informazione e dalla televisione. Altre storie invece, ugualmente importanti e che meritano di essere ricordate, sono passate così, in punta di piedi, e sono state accantonate dopo pochi giorni. Ma oggi, a qualche giorno dall’ultimo dell’anno, è giusto fermarsi, e ricordare tutte le donne uccise dai propri mariti, dai propri fidanzati, dai propri ex, o da qualcuno sconosciuto. È impossibile fare una scelta dei casi da raccontare, per questo noi abbiamo deciso di ricordarle tutte.E vogliamo ricordare anche le donne scomparse, come Roberta Ragusa, di cui non si sa più nulla. Vogliamo ricordare Sarah Scazzi, Yara Gambirasio e Melania Rea, tre delitti avvenuti a pochissima distanza l’uno dall’altro, che hanno lasciato senza parole gli italiani. Vogliamo ricordare anche Altea Trini, la scout uccisa da un suv mentre era in escursione. E ancora Beatrice Ballerini, Loredana Boscani, Monica Fabiani, Valentina Salamone, Lucia Varriale, Mariella Cimò, Melissa Bassi. Sorrisi che non vedremo mai più. Come dicevamo prima, sarebbe un’ingiustizia non ricordarle tutte, le donne uccise nel 2012.

È per questo motivo che più che i nomi bisognerebbe guardare i dati raccapriccianti che riguardano i femminicidi nel nostro Paese: in Italia – in media – muore una donna al giorno, e quasi sempre a uccidere è il partner, o l’ex. In Italia le donne vengono ancora trattate come oggetti, è questa la verità. Se potessimo esprimere un desiderio, con la certezza che verrebbe esaudito, quello che chiederemmo è che questa ferita smetta di sanguinare, una volta per tutte. E che le donne possano essere finalmente libere di essere, semplicemente, donne.



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