Accusata di aver ucciso sua figlia: lei non sapeva di essere incinta?

Porta in ospedale una neonata morta: è accusata di aver ucciso sua figlia ma lei giura che non sapeva di essere incinta. Giallo a Colognola


Doppio shock per i genitori di A. M., l’infermiera di 29 anni di Colognola ( siamo nella bergamasca) che giovedì scorso ha portato una neonata morta al pronto soccorso del Papa Giovanni XXIII raccontando ai medici di averla partorita qualche giorno prima. Il padre della giovane la difende confermando che non sapeva di essere incinta. E invece ora dovrà rispondere di omicidio e occultamento di cadavere e si trova ricoverata in ospedale al reparto di psichiatria. Lui e sua moglie avrebbero potuto vivere la gioia di diventare nonni e invece si trovano ad affrontare questo doppio dolore.

NON SAPEVA DI ESSERE INCINTA: PARTORISCE IN OSPEDALE

Su questa storia dai contorni di giallo è stato detto di tutto ma l’uomo conferma che la piccola sarebbe stata assolutamente ben accetta come una grande gioia in famiglia se solo la figlia si fosse resa conto di essere incinta. Ora il suo pensiero va proprio alla figlia che, racconta “ha subìto un trauma enorme che si porterà dietro per tutta la vita”. Descrive la giovane infermiera come una amante dei bambini e conferma che lui e la moglie avevano con la figlia un rapporto sincero. Niente quindi avrebbe potuto far temere alla giovane di non ricevere il supporto dei genitori durante la gravidanza. “Posso giurare che nessuno si era accorto del suo stato di gravidanza, fino alla sera prima era qui a cena”. Ma gli inquirenti non sono altrettanto sicuri che le cose siano andate così: il pm Lucia Trigilio ha disposto per domani mattina l’autopsia sulla bimba nella camera mortuaria del Papa Giovanni XXIII. Questo esame potrà aiutare a fare chiarezza sulle dinamiche della morte e servir soprattutto a stabilire se sia nata viva oppure no. Da questi esiti dipenderanno anche le sorti giudiziarie di A. M.. Intanto la sua storia sta facendo il giro del web suscitando commenti di segno opposto: gli utenti si dividono tra chi esprime solidarietà e chi parole di condanna.



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