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Siria, torture ai manifestanti: arrivano le prime testimonianze

La Siria è in preda ad una repressione che ricorda da vicino, quelle che si sono avute negli anni ’70 e ’80 in America Latina, quando i regimi uccidevano e sequestravano gli oppositori. A dichiarare torture effettuate ai danni dei manifestanti all’ANSA è Rami Nakhle, attivista per i diritti umani siriano che ha ricevuto diverse […]


La Siria è in preda ad una repressione che ricorda da vicino, quelle che si sono avute negli anni ’70 e ’80 in America Latina, quando i regimi uccidevano e sequestravano gli oppositori.

A dichiarare torture effettuate ai danni dei manifestanti all’ANSA è Rami Nakhle, attivista per i diritti umani siriano che ha ricevuto diverse testimonianze dirette, da tre città simbolo della rivolta siriana: Daraa, Banias e Holms, città che nei giorni scorsi sono state prese d’assedio dall’esercito regolare governativo.

Secondo quanto riferito, l’esercito arresterebbe i manifestanti in gruppo, trascinandoli nelle scuole o nelle strutture sportive delle città, per poi torturarne a decine, senza far distinzione sull’età dei manifestanti anti-regime. Che fine facciano poi, molti di questi manifestanti, ancora non si sa con precisione. Moltissimi restano in stato di arresto e non si sa se alcuni vengano rilasciati.

Nella notte carri armati sono penetrati anche a Holms terza città ribelle e durante lo scontro con i manifestanti, è stato ucciso un ragazzo dodicenne. I militari si sono fatti strada nella città a suon di esplosioni e mitragliatrici, occupando tre quartieri, dove la presenza dei ribelli è massiccia. Aiutati dai carri armati, gli uomini dell’esercito non hanno trovato molta opposizione, anche perché i manifestanti sono disarmati.

Ai giornalisti è proibito avvicinarsi alle zone interessate dalle manifestazioni, e quindi le notizie riescono a filtrare solo attraverso gli attivisti, anche perché, durante l’assedio, i militare eliminano l’elettricità e le comunicazioni all’interno delle città, per evitare che passino informazioni, video o foto.

Ma i manifestanti non si arrendono e continuano la loro protesta contro il regime di Assad, sperando in una risoluzione, mentre l’Europa e gli altri paesi restano a guardare.

Condannata con forza la repressione da parte degli Stati Uniti, che chiedono la fine dei massacri e l’attuazione delle riforme che il governo di Assad ha continuamente promesso, ma non ancora messo in pratica.

Teresa Corrado



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